Tiburtina Valley, dove finiscono i soldi?

Parla Giuseppe Gori, ex vicepresidente degli Industriali nel Lazio e imprenditore della Tiburtina Valley. “Qui manca tutto, dalle fogne ai lampioni. Il problema? Soldi che cambiano destinazione e oneri concessori spariti nel nulla”

C’era una volta la Tiburtina Valley, versione alla romana della più famosa Silicon Valley californiana. Una lingua di asfalto da Roma a Tivoli dove, nell’immaginario collettivo, sarebbero dovute sorgere fior di aziende all’avanguardia nell’Ict, nell’innovazione e nella tecnologia. Qualcuno, una ventina di anni fa, ci aveva creduto davvero, rispolverando un progetto nato nei primi anni 60, con tanto di capitolo a sé nel Piano Regolatore. Ma la carta è rimasta carta e i sogni sogni.

E così è nato un esercito di imprenditori disillusi sulle reali possibilità di svolta industriale a Roma. Tra questi, Giuseppe Gori, ex vicepresidente degli Industriali del Lazio, la cui azienda (la Gori-Nazzareno) ha sede nel cuore della Tiburtina Valley, pressappoco nel primo tratto della consolare. Gori non è nuovo nel denunciare un progetto rimasto nel cassetto delle amministrazioni, rosse, nere o grilline che siano, ma in questa intervista all’Osservatorio sulla Capitale viene fatto un ulteriore passo avanti.

Gori, che ne è stato della Tiburtina Valley?

Niente, non se ne è fatto nulla. Pensare che il primo progetto risale pressappoco al 1960…

Sono quasi 60 anni…

Esatto. Una ventina di anni fa c’è stato un rilancio dell’idea di fare un distretto all’avanguardia alle porte di Roma. Ma poi è mancato tutto.

Cioè?

Tutto. Fogne, strade, trasporti, illuminazione, parcheggi. Infrastrutture di ogni tipo. Io personalmente mi sono rifatto le fognature tre volte, mentre la strada davanti all’azienda l’ho rifatta cinque volte. Le pare normale?

Ma perché tutto questo?

Il problema è di natura economica. Il fatto è che non c’è continuità tra le amministrazioni che si susseguono e non ce ne è nella programmazione.

Si spieghi meglio

Prendiamo delle risorse che possano venire destinate a questo o quel progetto. Poi, inspiegabilmente, dopo un po’, cambiano rotta, vengono impiegate per altri fini. E quel progetto rimane senza le risorse adeguate.

Se le dico ‘oneri concessori’?

Qui c’è il vero problema. Noi imprenditori abbiamo pagato fior di oneri concessori allo Stato. E sa dove sono finiti? Dentro un calderone che nessuno conosce. Invece, quei soldi, avrebbero dovuto essere destinati alla riqualificazione della zona. Per creare, per l’appunto, infrastrutture.

Secondo lei tra dieci anni vedremo la Tiburtina Valley?

No, non penso proprio.

Lei è pessimista…

Per forza, guardi oggi. Manca tutto. Manca pure la cosa più importante, la banda ultra-larga. E poi c’è anche un problema di sicurezza visto che c’è un campo nomadi a poche centinaia di metri da qui. Vogliamo parlare dei furti di rame? O del fatto che passa un solo autobus? No, questo non è un habitat per un’azienda che vuole prosperare.

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