Via Torino a Milano è una via tanto centrale quanto da sempre votata ad un commercio generalista e di un livello più che accessibile. Al n° 38 OGGI c’è TRONY che, sui 4 mila mq, espone: tecnologia, telefonia, elettrodomestici, video, audio e libri. All’interno anche una bella palestra e un bar per un’offerta più completa e dal sapore “smart”.
OGGI, dicevamo, perchè i giorni di Trony in questa sede sono ormai agli sgoccioli. Si dice e non si dice ma, da ottobre qualche notizia sporadica sul cambio di marchio ha cominciato a prendere forma. Quel poco che si è scritto e detto vedrebbe il subentro dell’ennesimo punto vendita del gigante low cost H&M che solo in città vanta più di 10.000 mq dedicati alle proprie mercanzie!!!!!! Sempre per via del si dice e non si dice l’etichetta svedese dell’abbigliamento non ha mai smentito.




Il palazzo in questione è proprietà privata il che fa sussurrare che gli affitti possano essere troppo pesanti per chi vende “cultura”. Fino a 4 anni fa, proprio in questi locali, c’era la francese FNAC che, con lo stesso orientamento merceologico di Trony, ci faceva sentire in una città quasi metropolitana. Fnac, alla fine, è fuggita da Milano e dall’Italia per ampliarsi, con molto successo, nel resto d’Europa.
Da noi la cultura e tutto quello che ci gira intorno è evidente che non funziona.
I circa 50 collaboratori Trony “frastornati dalla mancanza di notizie certe sul loro prossimo futuro, hanno decine di siparietti da raccontare:
“…viviamo nel fumo della più completa disinformazione, prima è stata ventilata una chiusura al 31 dicembre (nulla di scritto), poi una comunicazione interna del 28.12 (che riportiamo integralmente a fine articolo) proroga l’attività al 15 gennaio ’17. Nel frattempo qualcuno ci parla di un futuribile nuovo punto vendita a Caronno Pertusella (più o meno 25 km dal centro) ma solo per 14 di noi. E per gli altri? forse uno scivolo…ma nemmeno i sindacati ci dicono nulla.” Un’altra impiegata sbotta” qui il problema è far fuori il magazzino e tutta la merce. Non si sente ancora parlare di liquidazione e i saldi, previsti per il momento, sono quelli d’uso in questa stagione. L’incentivo può anche funzionare per gli elettrodomestici e la tecnologia ma con il settore editoria come la mettiamo? Pensi a che punto siamo: qui si presentano dei genitori che sventolano il “buono cultura” dei figli e pretendono di convertirlo in telefonini… Questo alla faccia dei musei, libri, teatri”.
Ecco allora che torniamo al nocciolo della questione che tanto ci turba: “perché le nostre Città/Paese sono così arrendevoli con le licenze, perché le amministrazioni dimostrano tanta debolezza nell’accettare un concambio assolutamente svantaggioso per i “sudditi”?
Così,dopo i cinema e le librerie anche la tecnologia passa la mano ai big del consumo low cost che, sfruttando la crisi dell’economia si moltiplicano a perdita d’occhio, e si spacciano come il vero sviluppo e crescita comune. Una crisi economica che si è tradotta in una deflazione che non si verificava dal 1959. Che c’entra H&M con la contrazione dei prezzi? C’entra eccome, basti pensare che prezzi più bassi significano minore domanda. E chi, se non un negozio che vende abiti a pochi euro, può beneficiare della minore richiesta di beni di consumo?