Femminicidi a Via Margutta:cold case e gelosia

Sono passati 33 anni dal primo femminicidio. Poche ore fa un altro. Piccole casualità che li legheranno per sempre a Margutta e al delirio omicida

femminicidio e fiori

33 anni dividono i 2 femminicidi di Via Margutta: ottobre 1983 Fernanda e maggio 2017 Michela. 33 anni di tante supposizioni, domande e illogiche giustificazioni.

Il primo oscuro omicidio rientra ancora e a pieno titolo fra i cold case capitolini. Il secondo si è risolto con la confessione spontanea dell’asssassino. Ma per queste 2 donne morte ammazzate, seppur lontane nel tempo e nella commozione, rintracciamo alcune incredibili analogie.
LE LORO VITE: molto vicine come età: 47 anni Michela di Pompeo, 53 anni Fernanda Durante. Insegnante di liceo la prima, artista della Roma bene la seconda. Due donne normali senza apparenti aloni di mistero nella vita.  Entrambe uccise in ore buie.  E, poi,  due compagni che la fatalità ha voluto riunire nello medesimo lavoro. Dirigente del Banco Popolare Francesco Carrieri l’omicida, dirigente della Banca d’Italia Emilio Renzetti il vedovo.

Due morti assurde e violentissime nella stessa via e proprio durante la stessa storica manifestazione dei “100 Pittori a Via Margutta” Questa è la strada degli artisti e da sempre è il palcoscenico affollatissimo per l’esposizione delle loro opere. Uno struscio e una festa di colori che per 3/4 giorni sembrano poter scongiurare qualunque orrore.
Ma ci sono altri punti di contatto. Michela uccisa dal convivente, Fernanda colpita a morte da qualcuno che conosceva e di cui si fidava.
Dall’ottobre del 1983 molti residenti e commercianti sulla via non son più gli stessi. Anche i ricordi si sono sbiaditi. Dell’artista Fernanda ci dicono che fosse allegra e molto felice di poter, finalmente, esporre lì i suoi quadri.

Allora, Via Margutta aveva una mascotte: un massiccio gatto rosso chiamato “il roscio” arrivato in centro e adottato dalla strada. E il micione aveva scelto proprio Fernanda come amica insostituibile,magari, si
dice, per il profumo di un salame “custodito” da giorni  nella sua borsa…e perchè no: forse dedicato al “roscio”…

Dalla morte di Michela, invece, sono passate poche ore e la memoria è fresca. Tuttavia non ci sono aneddotti particolari. Come se quella coppia che, per quasi 2 anni ha vissuto a vicolo del Babuino, non la conoscesse nessuno. Ora davanti al portone del casa del delitto si alternano gli operatori di tv e radio. I fiori si aggiungono ai fiori, così come i messaggi: alcuni teneri e di cordoglio, altri giustizialisti e aggressivi. Si radunano anche i suoi allievi straniti e silenziosi. I giornalisti incalzano, pochi parlano. Arriva anche Sabrina Alfonsi, presidente del l municipio. Ad  aspettarla ci sono attrezzatissime troupe. E in effetti non è consueto che le istituzioni si muovano per simili eventi!!!

Nei prossimi giorni, a Michela e al suo assassino, verranno dedicati molti altri servizi. L’iter e le indagini saranno sicuramente lunghe come le battaglie fra avvocati.
Quello che nessuno potrà mai cancellare, però, sono queste due vite perse. Volutamente buttate via da quegli uomini che barattano il quotidiano con il demone della violenza.

 

 

 

 

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