Mario Draghi le ha sempre detestate. Le aziende zombie, quelle che non stanno sulle proprie gambe. Eppure in Italia ce ne sono almeno due, di grosse dimensioni: Alitalia e Mps. Per Alitalia è buio pesto, ancora non si sa come, quando e dove la compagnia potrà riprendere a volare con relativa tranquillità.
In ballo ci sono 10 mila posti di lavoro, sui si allunga l’ombra anche dell’Europa, visto che la Commissione Ue continua a ribadire la necessità di una dicontinuità con il passato. Come a dire, va bene la newco, purché sia newco vera. Nodi che, ad essere sinceri, non sono stati ancora sciolti. E in cassa, parola di commissario, sono rimasti 50 milioni.
Nel frattempo il conto di Alitalia per lo Stato sale: siamo a 1,5 miliardi in poco più di tre anni, 13 in totale se si considerano tutti gli esborsi a partire dagli anni Settanta. E ora la cassa è di nuovo vuota e servono altri soldi semplicemente per pagare gli stipendi e tirare avanti fino alla vendita.
E se “arrivasse una decisione negativa sugli aiuti pubblici il rimborso delle sovvenzioni sarebbe a suo onere”, ha ricordato la commissaria alla concorrenza Vestager. Per il comparto aereo il ritorno a livelli pre crisi arriverà secondo la Iata non prima del 2024: il nuovo governo deve decidere se vale la pena investirci ancora, al netto del necessario sostegno ai lavoratori. Insomma, per Mario Draghi la prima grana.