Senza Di Maio la Raggi perde il suo garante

Il leader del Movimento lascia in un Tempio di Adriano gremito, mentre la Raggi perde la sua maggioranza. E adesso chi la proteggerà?

La sindaca di Roma Virginia Raggi

Tempi duri per Luigi Di Maio e Virginia Raggi. Il primo lascia la guida del Movimento Cinque Stelle, la seconda perde il suo garante, che in questi anni difficili per Roma (e i romani) ha sempre fatto da scudo alla sindaca, anche quando sembrava barcollante e sull’orlo delle dimissioni. Con il ministro degli Esteri che rinuncia al ruolo di capo politico del Movimento e la sindaca di Roma alle prese con la sonora bocciatura della mozione anti-discarica, che ha visto in Campidoglio dodici grillini votare con le opposizioni contro il sito di Monte Carnevale, vicino Malagrotta, scelto dalla sindaca per la nuova discarica capitolina. Débâcle che avvicinano i due, ormai invisi a larghe fette del movimento.

In un Tempio di Adriano gremito come non mai, Di Maio lascia, travolto dalle lotte intestine al M5S. “Da oggi inizia il percorso per gli Stati generali del Movimento”, premette. “È giunto il momento di rifondarsi. Oggi si chiude un’era. Ho portato a termine il mio compito”. Ma rivendica di aver protetto il Movimento da “trappole e approfittatori”. E poi pronuncia una frase che la dice lunga sul travaglio di questi ultimi mesi: “I peggiori nemici sono all’interno”.

Ma a pagare dazio e la sindaca, che perde il suo garante naturale, Di Maio. A Roma la maggioranza è andata in pezzi alle 16.23 del 21 gennaio 2020, su una mozione contro la nascita della nuova discarica a Monte Carnevale, vicino Malagrotta. Bocciata a maggioranza assoluta la decisione annunciata dalla sindaca della Capitale appena una ventina di giorni fa, il 31 dicembre. Determinante il voto di 12 pentastellati che siedono nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio. É la prima volta che Virginia Raggi viene sconfitta, anche se si tratta solo di una mozione. E anche se la Raggi glissa e non arretra, gli attacchi e le polemiche sulla sua gestione sono ormai quotidiani. E senza Di Maio?

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