Mentre la premier Giorgia Meloni animava con Viktor Orban il palco del “Demographic Summit” al motto “combattiamo per difendere Dio e la famiglia” la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde decideva un’altra stretta ai tassi di interesse. Una decisione sulla quale il board della BCE ha registrato più di un contrasto evidenziando che guidare la banca centrale richiede principalmente capacità politiche di cui la signora Lagarde, ex ministro delle finanze in Francia, dispone in misura ben inferiore rispetto al suo predecessore, il tecnico Mario Draghi.
Non essendo un’entità divina, la Banca centrale europea, come ogni altro organismo, non ha il dono dell’infallibilità. E l’aumento dei tassi di interesse al 4,50% è una decisione che presta il fianco a molte e motivate critiche senza essere fini economisti. La BCE in sostanza afferma che l’inflazione rimane elevata a causa dei prezzi energetici alti (componente variabile) mentre la domanda interna sta rallentando vistosamente. Nella prassi, le banche centrali alzano i tassi di interesse per raffreddare la domanda di beni, servizi e prestiti e li abbassano per stimolarla.
Le previsionii economiche Ue certificano uno stato di salute precario
La Bce quindi riconosce che l’economia sta frenando, i consumi ristagnano e tra le cause c’è la stretta monetaria ma decide ugualmente di alzare il costo del denaro per la sola componente energetica. Per contrastare la fiammata dell’inflazione la banca centrale europea ha adottato una strategia completamente sballata se raffrontata con il percorso intrapreso dalla sorella Federal Reserve americana. A Francoforte hanno tergiversato quando l’inflazione è schizzata a differenza degli americani che hanno agito prontamente.
Ora invece prevale il profilo dei falchi con un livello dei tassi di interesse ai massimi dalla nascita dell’euro nonostante un contesto economico che si è rapidamente deteriorato. Le nuove previsioni economiche della Commissione europea certificano lo stato di salute precario dell’Europa. Una profonda sforbiciata alle stime di crescita dell’Eurozona per l’anno in corso e il 2024 anche se il panorama è piuttosto eterogeneo. La Spagnagode ancora di un ciclo robusto con una crescita attesa del Pil al 2,6% l’Italia invece torna ai decimali di punto mentre la Germania addirittura tocca la recessione.
La stretta monetaria colpisce soprattutto le famiglie più fragili che devono far fronte a due tasse molto salate
Per gli italiani dunque pessime notizie. La stretta monetaria colpisce soprattutto le famiglie più fragili che devono far fronte a due tasse molto salate. L’inflazione sta rallentando ma in modo troppo lento e la discesa del carrello della spesa è ancora una speranza. Nel rapporto dell’Inps presentato nei giorni scorsi è stato calcolato che nel periodo 2018-2022 l’inflazione per le categorie di contribuenti più povere è stata del 15% mentre per i contribuenti più ricchi solo del 5%. Al tempo stesso le famiglie meno abbienti sono quelle più indebitate in rapporto al reddito disponibile e nell’ultimo anno e mezzo la rata di un mutuo a tasso variabile e/o misto è aumentata fino al 40%. I prestiti personali sono schizzati dal 3 al 10%.
Il rialzo deciso dalla Bce potrebbe essere l’ultimo ma la vera questione è per quanto tempo i tassi di interesse saranno a livelli elevati. Il costo del denaro elevato si riflette immediatamente sul mercato immobiliare e su quello delle costruzioni e in effetti stanno mostrando da tempo segnali di rallentamento. Se a questo si aggiunge l’ossessione del ministro Giorgetti contro gli ecobonus il contesto a destinato a peggiorare considerato che sono tra i principali motori dell’economia.
Immobili: drastica discesa del volume delle compravendite
Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia delle Entrate nel secondo trimestre dell’anno il settore degli immobili residenziali accusa una nuova contrazione accentuando il calo in atto dalla seconda metà del 2022. Il volume di compravendite è scivolato a 184mila unità, con una flessione del 16% sullo stesso periodo dell’anno precedente. E nei capoluoghi il trend è ancora più negativo con una flessione del 17,2% con picchi del 21,5% nel centro Italia e record negativo a Roma e Bologna (-22,5%). Il caro mutui è evidente. Nel secondo trimestre le abitazioni acquistate con mutuo ipotecario sono state il 40% del totale rispetto al 50% dello stesso periodo del 2022 quando il tasso medio era al 2,31% mentre a marzo scorso aveva toccato il 4,35%, sempre secondo le rilevazioni del Fisco.
Altro dato fortemente negativo sono gli acquisti delle nuove abitazioni che hanno subito un autentico crollo in 12 mesi, da 24mila nel periodo aprile-giugno 2022 a 13mila del secondo trimestre 2023.
Inflazione e tassi di interesse elevati danneggiano l’economia e complicano la manovra che si appresta a scrivere il governo. Poche risorse e forse nella realtà ancor meno di quanto dirà il Documento di economia e finanza che verrà svelato a breve. Gli oltre 2 miliardi di incassi dalla tassa sugli extraprofitti delle banche saranno in realtà una sorta di prestito, il costo del debito pubblico sarà maggiore a quanto stimato in aprile a causa dei rendimenti più alti che il Mef deve riconoscere per vendere Bot e Btp. La frenata dell’economia farà scendere gli incassi da tasse e tributi. Ma Palazzo Chigi e la maggioranza di destra-centro sono più attenti a cercare responsabili e colpevoli che a trovare misure per sostenere l’economia e le famiglie più fragili.