Elezioni ’18: la politica inadeguata agita le piazze

Gli scontri fisici alla vigilia del voto più difficile e amaro della nostra storia democratica. Partiti e leader sempre meno credibili: mix perdente e pericoloso

Dopo una fase di false e inattendibili promesse, da parte dei leader dei partiti, le battaglie di strada fra fazioni filofasciste e antifasciste conquistano la scena e diventano (insieme ai vaccini) l’unico argomento in una stagione elettorale, fra le peggiori vissute dal Paese.

A quanto sopra va aggiunto il “perfido” e ingannevole sistema elettorale scelto proprio perchè i soliti noti non restino senza poltrona e lauto stipendio. Occupate le posizioni di comando per i leader sarà gioco facile farsi le proprie “squadrette”. Vedremo e rivedremo, comunque sempre le stesse facce che da anni, ahimè, ben conosciamo!

La grande delusione è venuta soprattutto dal totale vuoto di idee e di programmi e questo ha creato, nella maggior parte della gente più paura che speranza, più distacco che coscienza nazionale. E la quasi certezza di un futuro grigio e incerto ci ha già contagiati. Nel confronto elettorale i partiti, al di là della rispettiva collocazione nell’arco costituzionale (centrosinistra o nel centrodestra, di qua o di là) non riescono più ad offrire sufficiente credibilità per una strategia politica di medio lungo respiro. L’Italia pare una terra di vinti e sfiduciati. Un’Italia “poco credibile”, fragile ma ancora viva, solo e grazie, alla parte migliore dei suoi abitanti!

Dai miliardi di parole dette in campagna elettorale non è emersa alcuna valida soluzione per invertire il trend di diseguaglianza sociale in continua crescita. Nessuna proposta è stata in grado di rispondere alla percezione, ormai sempre più radicata, del lavoro inteso non come certezza ma come somma di precarietà.

Una disattenzione cosciente è stata riservata alla tutela della salute, ogni giorno più insidiata dall’incapacità di frenare l’inquinamento dell’aria e dell’ambiente concause accertate di molte patologie e di tumori. Troppo delicato e complesso l’argomento quindi, i partiti hanno scelto di battersi sul campo dei vaccini  più popolare, facile e molto trendy.

Mentre il nuovo dei Cinquestelle, farfuglia fra superficialità, scossoni e orizzonti più che limitati (tipici, per altro, del nostro tempo), il vecchio di Berlusconi avanza, pur usando gli stessi slogan del ’90, e assapora l’ennesima vittoria. Così non c’è da stupirsi che, come ha rilevato Mario Calabresi, di fronte ai nostri occhi scorra un film che non avremmo mai immaginato di rivedere: l’incompetenza manifesta e rivendicata, il cav. Silvio Berlusconi e le pulsioni neofasciste. Per altro mal supportate.

Lo scadimento del dibattito politico, diventa così una miccia capace di infuocare le sacche di violenza soprattutto fra i giovani, cresciuti un una società dai valori sempre più modesti dove si sono creati ampi spazi in cui: imbonitori, politici improvvisati e falsi modelli diventano i nuovi eroi.

E’ un crescendo di scontri fisici (fino ad ora le forze dell’ordine ne hanno contati una settantina) fra opposte fazioni, in particolare fra cultori della retorica e dell’etica fascista e pessimi interpreti dell’antifascismo, incapaci di allontanarne proprio la violenza.

Quella violenza, anche verbale ha invece il sopravvento, riportando alla mente un film ancora peggiore di quello evocato da Calabresi. Quel ’68, (cinquant’anni fa), quando gli studenti, partiti da ben diversi ideali, covarono l’illusione di poter rivoluzionare una società basata sui consumi e il profitto. Subito, però, seguì un’escalation di violenze fino ai cosiddetti anni di piombo, alle brigate rosse, al terrorismo.

No, a quegli anni non permetteremo mai di tornare, ma quello che sta succedendo nelle piazze di tutt’Italia, da Trieste a Palermo, da Milano a Roma non è un cattivo auspicio, soprattutto alla vigilia di questo voto, così confuso, discutibile e lacerante.

 

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