Fisco: il taglio dell’Irpef premia i romani, ma dimentica abitanti periferie

Acuite le asimmetrie reddituali tra i contribuenti. I maggiori beneficiari nelle zone semicentrali. Prati, quartieri Africano e Nomentano, Trastevere, Flaminio, Balduina e Fleming mostrano redditi medi che oscillano tra 40mila e 48mila euro

I residenti romani saranno tra i maggiori beneficiari del taglio delle tasse deciso dal Governo che è articolato per premiare maggiormente il cosiddetto ceto medio. Sulla base delle dichiarazioni Irpef del 2019 i cittadini di Roma hanno un reddito pro-capite di 27.805 euro collocandosi al terzo posto tra le città metropolitane, superati solo da Bologna (28.435 euro) e Milano, saldamente in testa con oltre 35mila euro.

Tra i dossier di politica economica sulla scrivania del premier, la sforbiciata alle tasse con il tesoretto di 8 miliardi sembrava quello più semplice nel confronto con le forze politiche e le parti sociali. A sorpresa invece l’intesa raggiunta tra il ministro dell’Economia Daniele Franco e la variegata maggioranza che sostiene l’esecutivo ha incassato la contrarietà di gran parte del mondo delle imprese e dei sindacati.

Critiche da Confindustria per la mancanza di visione, senza però indicare l’articolazione del taglio delle imposte. Giudizi negativi dal commercio e soprattutto dai sindacati mentre una valutazione positiva è stata espressa dal mondo degli artigiani e delle piccole imprese.

Per alcune parti sociali il taglio delle tasse deve rappresentare una stanza di compensazione rispetto ad altri dossier. Confindustria puntava a una sforbiciata del cuneo fiscale intervenendo sulla componente contributiva, il commercio lamenta che nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali le imprese del settore dovranno contribuire alle risorse per la cassa integrazione. I sindacati da ultimo chiedono un taglio delle imposte riservato solo a lavoratori dipendenti e pensionati. Richiesta legittima anche se una delle principali criticità del fisco italiano è l’iniquità. Redditi uguali sono tassati in modo diverso tra un dipendente e un autonomo o una società di persone.

La scelta dell’esecutivo con il via libera dei partiti di maggioranza è di ridurre le imposte intervenendo sulle aliquote Irpef con i maggiori benefici nella fascia di reddito tra 26mila e 50mila euro. Si tratta dei più tartassati dal fisco. I contribuenti con redditi fino a 20mila euro rappresentano il 44% del totale ma versano soltanto l’11% dell’Irpef mentre la fascia tra 26mila e 50mila assicura il 33% di tutta l’Irpef ma i contribuenti rappresentano appena il 16% dell’intera platea.

Una tale articolazione ha effetti differenziati sia in termini di reddito ma anche sotto il profilo geografico. Le grandi città saranno le maggiori beneficiarie in quanto lì si concentra il ceto medio. Ma anche all’interno del tessuto urbano l’impatto gli effetti non saranno omogenei.

Interessante osservare come sarà l’impatto sui residenti romani, con la premessa che le medie statistiche incorporano la lezione del poeta Trilussa: se in media tocca mezzo pollo a testa, se a uno va un pollo intero ci sarà un altro che non riceverà nemmeno un’ala.

Nello specifico le periferie saranno poco toccate dalla riduzione delle imposte. Molti quartieri dei municipi 4, 5, 6, 10, 14 e 15 presentano un reddito medio a fini Irpef tra 16mila e 21mila euro.

Allo stesso modo i residenti dei municipi 1 e 2. Nel quartiere Parioli il reddito medio supera i 68 mila euro, al Pincio i 67mila e pertanto gli effetti del taglio sono insignificanti poiché i benefici si riducono drasticamente sopra i 50mila euro. Anche per i contribuenti di Prati e Centro Storico effetti insignificanti alla luce di un reddito medio superiore a 55mila euro.

I maggiori beneficiari si trovano nelle zone semicentrali. Prati, quartieri Africano e Nomentano, Trastevere, Flaminio, Balduina e Fleming mostrano redditi medi che oscillano tra 40mila e 48mila euro. A questi si aggiunge Eur-Torrino dove si superano di poco i 40mila euro.

Tale schema si modificherebbe in modo consistente se il taglio delle imposte premiasse il lavoro dipendente. Nei quartieri centralissimi e in quelli di Roma Nord si concentrano infatti i redditi da lavoro autonomo, impresa e partecipazioni e pertanto ci sarebbero meno beneficiari se l’intervento sull’Irpef cambiasse orientamento intervenendo sul sistema delle detrazioni e non delle aliquote.

In ogni caso il taglio delle tasse potrebbe acuire le asimmetrie reddituali tra i contribuenti romani. La Capitale infatti detiene il primato negativo di concentrazione della ricchezza e di squilibrio dei redditi. L’indice di concentrazione di Gini è il più alto in Italia a 0,476 (0 indica l’equa distribuzione mentre 1 è il massimo della concentrazione). Inoltre a Roma ci sono ben 17 contribuenti che superano i 75mila euro ogni 100 a basso reddito (sotto i 10mila euro). Anche se dispone di strumenti limitati, l’amministrazione della città non può ignorare il tema.

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