Gli italiani e il risparmio, se a vincere è l’incertezza

L'indagine Acri-Ipsos. Gli italiani vedono qualche segno di miglioramento ma gli effetti della crisi si sentono ancora e i più pensano che durerà ancora qualche anno

La parola chiave è incertezza: gli italiani vedono qualche segno di miglioramento ma gli effetti della crisi si sentono ancora e i più pensano che durerà ancora qualche anno. A essere più ottimisti – verrebbe da dire, a dispetto delle statistiche – sono i giovani fino ai 30 anni nel Centro Sud, molto meno i 31-44enni del Nord Est, per i quali si registra un calo di fiducia. E’ quanto emerge dallo studio Acri-Ipsos realizzato in occasione della 94sima giornata del risparmio.

La fotografia restituita dalla ricerca non è esattamente a colori. Gli italiani indicano un lieve miglioramento della propria situazione rispetto a 2-3 anni fa. Il 7% dichiara che nel 2018 la propria situazione economica è migliorata (era il 6% nel 2017 e nel 2016), il 37% che non ha avuto nessuna difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita (nel 2017 erano il 35%, nel 2016 il 32%), mentre sono scesi al 40% (contro il 42% del 2017 e il 44% del 2016) coloro hanno sperimentato qualche difficoltà nel far quadrare tutti i conti. Ma aumentano le famiglie che dichiarano di essere state colpite direttamente dalla crisi riguardo al lavoro: nel 2017 erano il 19%, nel 2018 salgono al 24%.

Il 13% ha perso il lavoro (come nel 2017); l’11% ha sperimentato un peggioramento delle condizioni di lavoro (contratto, guadagno, orario), erano il 5% del 2017 (un andamento, questo, che riguarda soprattutto la fascia d’età fra i 31 e i 44 anni, periodo della vita in cui ci si crea una famiglia); il 6% ha dovuto cambiare lavoro; il 2% non riceve la dovuta retribuzione. Le prospettive dell’Italia sembrano fortemente legate all’Europa: se da una parte è forte la delusione per i progressi del processo di unificazione europea (il 53% ha una bassa fiducia), dall’altra ancor più che in passato si ritiene fondamentale la scelta europeista del Paese (il 66% ritiene che l’uscita sarebbe un danno per il Paese, in crescita rispetto al 61% del 2017; chi ritiene l’uscita un vantaggio scende dal 17% al 14%). Allo stesso tempo sempre più italiani sono convinti che – in una prospettiva di medio periodo – rimanere nell’euro sia la scelta più idonea (il 56% ritiene che sarà un vantaggio, contro il 29% che preferirebbe non avere l’euro in futuro).

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014