Governo: dai rave-party ai no vax, identità e contraddizioni della nuova destra

La strategia politica della Meloni nel breve risulta certamente premiante come indicano alcuni recenti sondaggi, ma già nel medio termine sarà molto complicato riuscire ad accontentare tutti, vecchi e nuovi elettori.

Stampa in attesa della fine del Consiglio dei Ministri

Con la Nadef, la nota di aggiornamento al Def, approvata venerdì dal consiglio dei ministri, ci sono 30 miliardi per il caro energia fino al 2023, di cui 10 per il 2022.  Ma al di là della possibilità o meno di far fronte esaurientemente all’emergenza di famiglie e imprese, per decifrare gli orientamenti politici dell’esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, ci aiutano soprattutto i provvedimenti dello scorso cdm dell’esordio.

Se merito e competenze saranno la pietra angolare della nuova maggioranza, il primo decreto, cosiddetto sui rave party anche se non li nomina, merita una sonora bocciatura. La norma sulle limitazioni dei rave-party, che la stessa Premier ha annunciato modifiche, ignora le fondamenta del codice penale. I nuovi reati devono essere individuati in modo preciso per evitare eccessi discrezionali dei giudici e le pene devono essere proporzionali al reato commesso. All’ufficio legislativo che ha redatto l’articolo forse sarebbe utile la consulenza di un magistrato competente.

Anche sulla fine anticipata dell’obbligo di vaccino per il personale sanitario emerge qualche lacuna giuridica e uno scarico di responsabilità sulle regioni alle quali è demandato l’onere di come impiegare medici e infermieri riammessi in servizio. Campania e Puglia sono intenzionate a mantenere l’obbligo ed alcuni esponenti del governo hanno annunciato ricorso ignorando che in alcune materie come la sanità non c’è una gerarchia di fonti legislative tra Stato e regioni.

Tralasciando gli argomenti tecnici, il decreto offre l’opportunità di una doppia lettura politica. Fine dell’obbligo vaccinale e norma sui rave-party in fondo riflettono la storica inclinazione delle destre occidentali a privilegiare e tutelare le libertà individuali e comprimere i diritti collettivi in nome della sicurezza, specialmente quando c’è odore di trasgressività. La destra insomma resta all’interno del solco tracciato nel 186 a.c. dal Senato romano con l’editto sui baccanali, una rigida regolamentazione nei confronti dei seguaci di Bacco i quali potevano riunirsi fino a un massimo di cinque persone.

Un’altra lettura invece è più aderente alla svolta populista degli ultimi anni e ai tatticismi politici. Più semplicemente Giorgia Meloni sembra confermare l’intenzione di rassicurare tutti. Toni moderati con l’Europa, sostegno incondizionato all’Ucraina, aperture alle opposizioni con prese di distanza (non sempre felici) rispetto al ventennio.

Ma la leader della destra deve anche rassicurare un pezzo del suo elettorato nostalgico in nome di legge e ordine e deve dimostrare al recente consenso di essere coerente con la linea politica degli ultimi anni che ha strizzato l’occhiolino ai vari movimenti no vax, io apro ecc. La giustificazione sulla carenza di personale medico non regge. I medici ospedalieri che potranno rientrare (ma con quali funzioni?) sono circa 1.600 rispetto al fabbisogno di oltre 15mila. La stretta sui rave-party invece ignora che l’evento di Modena è stato gestito con competenza dalle forze dell’ordine, senza incidenti e danni a cose e persone.

La strategia politica della Meloni nel breve risulta certamente premiante come indicano alcuni recenti sondaggi ma già nel medio termine sarà molto complicato riuscire ad accontentare tutti, vecchi e nuovi elettori sempre più orientati a cercare nuovi leader ai quali concedere tuttavia una breve fiducia. Ma Giorgia Meloni dovrà pagare alcune cambiali anche ai suoi alleati di governo.

La tregua fiscale e l’innalzamento del tetto al contante sono tra le concessioni necessarie a Lega e Forza Italia. Passare dall’opposizione al Governo comporta un cambiamento di prospettiva ma è indubbio che tra le priorità degli italiani figurano il caro-bollette e l’inflazione, non certo le limitazioni dei rave-party o l’allentamento sull’uso del contante che non riguarda le famiglie a basso e medio reddito.

Nella ricerca di discontinuità e originalità il governo a guida Meloni conferma l’inclinazione politica dell’ultimo decennio a enfatizzare il simbolismo delle norme rispetto all’efficacia delle misure. I vari decreti cura, salva, rilancio Italia dovevano proporre prima di tutto un messaggio politico, sconfiggere la povertà per decreto ne ha rappresentato la naturale evoluzione.

La politica italiana è entrata in una sorta di vortice dal quale non riesce ad uscire. E’ più semplice però scrivere una nuova legge piuttosto che far funzionare le norme in vigore alimentando una bulimia legislativa che genera confusione. Abbiamo una delle legislazioni più restrittive in Europa sull’immigrazione ma sembra impossibile il controllo delle frontiere. Non si riesce a distinguere che politiche migratorie e rispetto dell’ordine pubblico non sono la medesima cosa.

In campo economico l’affermazione sul valore della libertà d’impresa stride in modo eclatante con l’intenzione di mettere sotto il controllo statale beni e servizi di interesse pubblico ignorando i guasti ed i ritardi accumulati dal paese a causa di una strabordante presenza pubblica nell’economia.

E’ tra simboli identitari, slogan per il facile consenso e contraddizioni politiche che il nuovo governo ha intrapreso la navigazione. L’auspicio è che non sia perigliosa nell’interesse dell’Italia.

 

 

 

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