La legge di bilancio spia di uno Stato troppo grande e poco intelligente

L’esplosione della pandemia e le misure per contrastarne gli effetti sull’economia hanno mobilitato risorse ingenti, quasi 200 miliardi di euro, provocando la proliferazione di capitoli di spesa, norme e articoli.

Tra le centinaia di emendamenti approvati sulla manovra uno prevede lo stanziamento di 7mila euro per esentare dal pedaggio autostradale vigili del fuoco, forestale e protezione civile valdostana. Non è una semplice curiosità ma l’indicatore delle modalità con le quali si costruisce il bilancio dello Stato. L’esplosione della pandemia e le misure per contrastarne gli effetti sull’economia hanno mobilitato risorse ingenti, quasi 200 miliardi di euro, provocando la proliferazione di capitoli di spesa, norme e articoli.

I provvedimenti economici di contrasto alla crisi provocata dal Covid varati negli ultimi venti mesi contano quasi mille articoli di legge, circa 300 decreti attuativi e oltre 500 nuovi capitoli di spesa. Accanto ai grandi stanziamenti come il taglio delle tasse da 8 miliardi, gli ecobonus, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, convivono circa 200 misure che erogano risorse sotto i 10 milioni di euro, e alcune decine sotto il milione di euro come gli 82mila euro per il consentire al comune di Verduno di poter assumere 2 amministrativi ed i 150mila euro per la tutela del sughero nazionale.

Le micro-spese non sono un fenomeno recente ma affonda le radici nel lontano passato, l’assalto alla diligenza della finanza pubblica è stato per anni il titolo più gettonato sulla stampa italiana.

E tuttavia sarebbe riduttivo spiegare l’atomizzazione della spesa pubblica solo in termini di appetito di forze politiche e lobbisti. La verità è che la legge di bilancio è l’unica che ha la certezza giuridica di essere approvata, nonostante il Parlamento sia iper-produttivo ma con basso indice di efficienza. La manovra quindi diventa la sede obbligata per qualsiasi intervento di spesa, obbligando le camere a occuparsi dei fondi del Pnrr e un minuto dopo dei 300mila euro per il viaggio del treno della Memoria.

L’architettura istituzionale e il quadro normativo sono ormai incapaci di distinguere. Ogni spesa è sottoposta allo stesso iter autorizzativo, tanto quelle in miliardi quanto quelle da pochi spiccioli.

La polverizzazione della spesa pubblica comporta inoltre due effetti che tendono a ridurre l’efficacia delle misure e disperdere la capacità di programmazione. Tra i tanti esempi emblematico il caso del turismo, un settore di particolare importanza per l’Italia dal momento che genera, in anni normali, circa il 15% del Pil. Al netto della quantità di risorse destinato al comparto è significativo che nell’ultimo anno sono stati creati ben 5 capitoli di spesa per investire appena 200 milioni, dal fondo da 20 milioni per la promozione turistica a quello da 5 milioni per interventi generici. Discorso identico per il settore della cultura, nell’ultima manovra si contano 5 articoli e 31 commi tra nuovi fondi, rifinanziamento di strumenti esistenti e sostegni vari.

Anche per l’innovazione l’intervento pubblico è molto variegato, dal sostegno alle start-up innovative che si occupano di videogiochi all’ennesimo nuovo fondo per la ricerca sull’automotive da 20 milioni. Il fondo incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni negli ultimi 18 mesi è stato rifinanziato quattro volte per un totale inferiore a un miliardo di euro mentre la Francia l’anno scorso ha staccato un assegno da 8 miliardi.

L’altro effetto derivante dalle micro spese è alimentare il fenomeno di incertezza e confusione degli strumenti, anche quelli che mobilitano svariati miliardi di euro. Su tutti il Superbonus 110% che è diventato il totem della legge di bilancio all’esame del Parlamento. Le serrate trattative politiche degli ultimi giorni si sono incardinate sul bonus per l’edilizia. Da una parte il Governo, o meglio il premier e il ministro dell’economia, che ne voleva un ridimensionamento e dall’altro quasi tutte le forze politiche, con il M5S in testa, a sollecitarne l’estensione.

Alla fine si è tornati al Superbonus 110% in vigore, mantenendo l’incentivo anche per le cosiddette villette, rivedendo anche il decreto antifrodi che introduceva l’obbligo di certificazione dei costi sostenuti per qualsiasi intervento incentivato. Misura che conferma la miopia della macchina pubblica quando si parla di verifiche e controlli. Equiparare l’installazione di una caldaia da mille euro a una ristrutturazione di un grande condominio da qualche milione significa che per molti piccoli interventi gli oneri amministrativi sono superiori al beneficio della detrazione.

In 18 mesi il Superbonus è stato modificato 10 volte, l’Agenzia delle Entrate ha prodotto 7 provvedimenti, 5 circolari, 2 risoluzioni e 128 interpelli a conferma che le semplificazioni restano un miraggio.

Concentrare le spese, dare stabilità nel tempo e procedure semplificate per l’erogazione degli incentivi sono caratteristiche più importanti delle stesse risorse del beneficio. Il moloch statale dovrebbe ridurre le dimensioni e soprattutto aumentare l’intelligenza per migliorare la propria efficienza. Ma anche questo resterà un miraggio.

 

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