Milano Capitale d’Italia?

Alla domanda 'provocatoria' risponde il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello, sull'ultimo numero della rivista dei Costruttori romani

Perché non spostare la Capitale da Roma a Milano? Il tema è antico e impossibile eluderlo, soprattutto negli ultimi tempi con gli indicatori di Roma tutti in picchiata. Una domanda inevitabile, questa, che oggi più che mai si pongono soprattutto le imprese e gli imprenditori di una città che “non sembra più capace di intercettare quel sentimento dei popoli, di ispirare e rappresentare quella unità della Comunità nazionale e di costituire un punto di riferimento certo per i rapporti internazionali”. Una domanda più che altro “provocatoria”, come la definisce Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria sull’ultimo numero della rivista dei Costruttori romani.

“La città del 2017 vive un affanno ed una impasse che preoccupano ormai ogni giorno di più chi qui vive e lavora – dice Tortoriello – investita da tempo da significative inchieste giudiziarie che hanno intaccato profondamente la fiducia dei cittadini verso le istituzioni”. In questo quadro a tinte scure la proverbiale rivalità tra Roma e Milano è stata giudicata da molti oggi in netto favore del capoluogo lombardo, che sta vivendo una stagione di sviluppo e di trasformazione anche grazie alla grande spinta dell’EXPO 2015.

“Due città, due mondi, due idee su come intendere la vita, la politica, l’economia. Due stili a confronto, da sempre in contrapposizione e in competizione l’uno con l’altro”, sottolinea il presidente degli industriali evidenziando come la cosa che colpisce di più è la velocità con la quale il divario si è ampliato. “Se pensiamo solo a 10 anni fa – dice Tortoriello – ricordiamo un periodo in cui le parti sembravano quasi essersi invertite, con una Roma in piena crescita e una Milano che sembrava indirizzata sulla via della decadenza”.

Milano è tornata, dunque, ad essere la “locomotiva del Paese”. Una locomotiva che però, a differenza degli anni del boom economico, non riesce a trascinare il resto del Paese.

Le imprese registrate a Roma “crescono (sono quasi 480 mila), ma nello stesso tempo il valore aggiunto prodotto si è ridotto del 6,9% tra il 2009 e il 2014: questo significa – spiega Tortoriello – che il tessuto produttivo si è indebolito e ha perso qualità e competitività”.

Ciò è in controtendenza con quanto avviene nelle grandi città internazionali dove sempre più si cerca di intercettare energie nuove, qualificate e creative. “Ad esempio i grandi piani strategici di Parigi, Berlino, Londra, Barcellona, Amsterdam, Stoccolma puntano tutti su trasformazione e innovazione di paesaggio e di scenario – aggiunge – si investe dunque concretamente sulla visione del futuro. Roma non ha bisogno, quindi, di non essere più Capitale, ma deve al contrario sposare un grande progetto strategico di pianificazione in cui tutti gli attori, pubblici e privati, siano coinvolti, partendo da questa sua condizione unica per avviarsi su un percorso obbligato: quello dello sviluppo di una grande città europea ed internazionale. Ogni sistema paese ha bisogno di una città guida”.

La città, dunque deve uscire da quello che Edoardo Bianchi, il presidente dei costruttori edili romani, non esita a definire uno ‘stato catatonico’ in cui è piombata invece di dotarsi di una sua “vision” del futuro “e su questa lavori e si impegni concretamente. Per farci sognare – dice Bianchi – è imperativo che i nostri amministratori, ad ogni livello, si rendano conto che con la loro inedia rischiano di condannare una città meravigliosa e ricca di potenzialità al ruolo di villaggio da Terzo Mondo”.

Le imprese e gli imprenditori di Roma, comunque, “non intendono deporre le armi degli investimenti e delle attività di servizi – conclude Tortoriello – su un territorio profondamente inadeguato al compito di metropoli globale. Milano non è ancora pienamente all’altezza, ma ci sta provando in tutti i modi e sotto tutti i punti di vista. Sono convinto che con l’impegno di tutte le categorie produttive si possa dare vita ad un nuovo corso di sviluppo della RomaCaput Mundi, quella città che resta indubbiamente senza rivali. Le imprese che rappresento reclamano la necessità di lavorare in una città con una qualità della vita più elevata, una mobilità regolata e pulita, un decoro ed una manutenzione diffusi dal centro alle periferie”.

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