L’intesa in extremis tra il governo italiano e la Commissione europea per sbloccare la terza rata del Pnrr ha oscurato alcune novità emerse nella gestione del piano e nella dialettica che sta accompagnando il più grande programma di investimenti nella storia d’Italia.
L’intesa sacrifica mezzo miliardo di euro della terza rata, non si tratta di risorse perse ma soltanto rinviate e che riguardano gli alloggi studenteschi. Le trattative tra Roma e Bruxelles hanno certificato che la realizzazione del Pnrr procede con vistosi ritardi, sia sul terreno degli investimenti e sia su quello delle riforme.
D’altronde le tempistiche del piano sembrano l’unico riferimento nel dibattito pubblico che coinvolge governo, forze politiche, regioni e comuni. Da mesi ormai si assiste a una competizione nel rivendicare i meriti propri e le responsabilità altrui come se programma di investimenti e riforme sia qualcosa a compartimenti stagno.
La gatta frettolosa fece i gattini ciechi, non è sufficiente assegnare le risorse se poi i bandi non si pubblicano, se le gare stentano a decollare. E nella corsa per aggiudicarsi preziose risorse si presentano progetti sconcertanti. Le istituzioni europee non verificano tutti i progetti ma operano a campione e in questo esercizio sono emersi la ristrutturazione dello stadio di Firenze e il dossier sugli alloggi studenteschi. Ma navigando sul sito del Pnrr si incontrano iniziative che superano ogni immaginazione. Ad esempio la costruzione del circolo della briscola in un piccolo comune delle Marche, oppure il campo di beach volley in una ridente località della riviera romagnola che conta mille abitanti.
Il capitolo attrattività dei borghi prevede oltre un miliardo di investimenti ma lo stato di avanzamento è al 6,25% rispetto al 28% che era stato previsto al termine del primo semestre di quest’anno. Curiosamente Roma Città Metropolitana ha presentato soltanto due progetti per un totale di 4 milioni, mentre la provincia di Viterbo ha impegnato risorse per oltre 30 milioni. Non mancano fantasia e creatività. Il comune campano di Pietraroja si è visto approvare ben 11 progetti tra i quali il rinnovo di una ex scuola per “attivare sinergie tra il sistema rurale e antropico nella prospettiva del bio-territorio in cui praticare i principi di co-creazione sostenibili ed innovazione attraverso la cultura e la creatività”: 1,6 milioni di euro la spesa prevista per il progetto. Oppure i 20 milioni di euro per la rigenerazione culturale, economica e sociale del centro storico a rischio di abbandono/abbandonato del comune siciliano di Gerace. Naturalmente non sono specificati quali interventi saranno finanziati.
Tali amenità non rappresentano casi isolati ma sono una costante all’interno del Pnrr che pone una questione dirimente: la qualità della spesa. Spendere bene e rapidamente era il mantra del Next generation EU, ma l’impalcatura della macchina Italia ha optato solo per spendere in fretta con il risultato, al momento, che stiamo spendendo lentamente e male. Il disegno organico è il grande assente, la coerenza nei programmi è un gaudioso mistero.
Nella missione sulla transizione ecologica c’è grande enfasi sulla mobilità green e sostenibile ma il programma è frammentato. Incentivi per acquistare auto elettriche ma la rete per le ricariche procede a passo di lumaca. Il Pnrr prevede la realizzazione di 31.500 colonnine pubbliche entro il 2025 ma lo stato di avanzamento è soltanto al 5,27% rispetto al 40% previsto. Così facendo tra qualche anno ricaricare un’auto elettrica sarà una lotteria.
Grandi aspettative sull’innovazione in agricoltura per la quale sono previsti quasi 6 miliardi di euro. Ma l’agri-solare marcia con il freno tirato e l’agro-voltaico è ancora fermo al palo: su 1,1 miliardi di risorse quelle assegnate sono ancora a zero.
Tra i programmi che non accusano ritardi c’è lo sport e l’inclusione sociale, 700 milioni di investimenti di cui 100 milioni in Emilia-Romagna e 80 in Lombardia ma in termini di risorse pro-capite la Valle d’Aosta primeggia con 89 euro rispetto alla media nazionale di 9 euro. Qui lo stato di avanzamento è al 52% rispetto al 56% programmato. In fondo siamo un popolo di sportivi.
Tuttavia, in occasione dell’ultima cabina di regia a Palazzo Chigi sul Pnrr è emersa una novità rilevante. Il Ministro Fitto ha annunciato che nella rimodulazione del Pnrr e soprattutto del Repower EU una parte considerevole di risorse verrà destinata a sostenere gli investimenti dei privati, famiglie e imprese.
Coinvolgere i privati è la richiesta che da oltre due anni rilanciano Confindustria e le imprese dell’artigianato della CNA. La motivazione è semplice: lo macchina pubblica soffre una strutturale incapacità di spesa come dimostrano i programmi di coesione europei (spesa effettiva al 30% del totale). Coinvolgere i privati significa potenziare la capacità di spendere e attivare investimenti aggiuntivi che altrimenti non ci sarebbero. Il digitale, le fonti rinnovabili, l’innovazione tecnologica sono le principali aree sulle quali intervenire. Far spendere ai privati risorse pubbliche su obiettivi di interesse generale.
L’annuncio di Fitto va in quella direzione prevedendo l’introduzione del credito d’imposta su alcune tipologie di investimenti. Per una svolta effettiva dovremo conoscere le tipologie di investimento ammesse, entità delle misure, modalità di funzionamento e finanziamento. Insomma una rondine non fa primavera.