L’incontro tra il premier Mario Draghi e il neo sindaco di Roma Roberto Gualtieri è di rilevante significato, che va ben oltre la cortesia istituzionale tra l’inquilino di Palazzo Chigi e il primo cittadino della capitale.
Nelle ultime settimane Draghi ha intensificato le attenzioni nei confronti delle città, considerate, a ragione, il punto nevralgico per realizzare con successo gli ingenti investimenti previsti dal Recovery Fund. Quasi 50 miliardi di euro nei prossimi cinque anni passeranno attraverso i comuni. Dalla transizione green al digitale, dall’edilizia pubblica agli asili, comuni e città metropolitane saranno i grandi attuatori del piano.
Il premier è consapevole che le centinaia di progetti già definiti e approvati devono essere trasformati in realtà e il supporto dei comuni e delle città metropolitane è fondamentale. Rappresentano l’anello di congiunzione tra le istituzioni ed i cittadini, ma sono anche il luogo dove la burocrazia e la complessità delle procedure raggiungono le vette più elevate.
La realizzazione del Pnrr sta facendo emergere l’idea un pò naif del federalismo. Il processo di decentramento si è trasformato nel tentativo di dissolvere lo Stato centrale. Troppe volte si confonde il trasferimento di competenze con il federalismo, la delega di attribuzioni con l’autonomia delle decisioni.
Le grandi città principale termometro per misurare l’avanzamento degli investimenti e l’efficacia dei progetti.
Al tempo stesso saranno le grandi città il principale termometro per misurare l’avanzamento degli investimenti del Pnrr e l’efficacia dei progetti. In quest’ottica Roma diventa il più importante banco di prova del grande piano di rigenerazione e trasformazione urbana, ma anche della digitalizzazione, dei principali servizi legati a mobilità e rifiuti, nonché economia circolare e transizione green.
Tra Palazzo Chigi e il Campidoglio esistono quindi tutte le condizioni per una profonda convergenza di obiettivi e una grande alleanza programmatica. La Capitale paga l’immobilismo ultradecennale delle ultime tre giunte, non solo in termini di risorse ma soprattutto sotto il profilo della progettazione e programmazione.
Emblematico il caso del progetto per la realizzazione della Città della Scienza, la trasformazione urbanistica dei 5 ettari dell’ex Caserma di Via Guido Reni. Approvato dalla giunta Marino è ancora sulla rampa di lancio. Sorvolando sul rimpallo di responsabilità tra i due ex sindaci Marino e Raggi e sui rapporti complicati tra Comune e Regione, quell’iniziativa rappresenta il primo tentativo concreto di progettare unitariamente un quartiere privato e gli spazi pubblici. Una prassi che è da tempo una realtà consolidata in altre città della penisola e all’estero.
Un progetto approvato nel 2015 e che ha impiegato sei anni per completare l’iter autorizzativo. Inoltre è ormai strutturale che un progetto che attraversi diverse amministrazioni finisce per subire modifiche e integrazione che ne disperdono, spesso, l’idea iniziale.
Cruciali per la Capitale le procedure ed il funzionamento dei meccanismi istituzionali, manca la capacità di spesa.
La questione cruciale per la Capitale sono le procedure ed il funzionamento dei meccanismi istituzionali, mentre il dibattito sembra concentrarsi esclusivamente sulle risorse. I fondi non mancano, anzi sono piuttosto ingenti. La spesa per investimenti di Roma capitale in 13 anni è crollata da 1,3 miliardi l’anno a circa 300 milioni, non per mancanza di fondi ma per incapacità di spesa, tant’è che oltre agli stanziamenti confermati dalla legge di bilancio e dal Pnrr la nuova amministrazione può contare su un residuo da oltre un miliardo
Dall’osservatorio di Palazzo Chigi, il presidente del consiglio conosce perfettamente le criticità che paralizzano la realizzazione degli investimenti. La task force di mille tecnici a disposizione degli enti locali, il decreto semplificazioni, la delega per il codice appalti sono un pezzo rilevante della strumentazione per far marciare il Pnrr.
Roma potrà contare sulla sponda di Palazzo Chigi per avviare la rigenerazione funzionale di due servizi vitali per una metropoli: rifiuti e mobilità
Un cambio di passo a Roma sarebbe un segnale fondamentale sulla capacità dell’Italia di spendere bene i soldi che in parte arrivano come contributi dall’Europa. La nuova amministrazione della Capitale potrà dunque contare sulla sponda di Palazzo Chigi per avviare quel processo necessario di rigenerazione funzionale di due servizi vitali per una metropoli: rifiuti e mobilità.
Le insidie non mancano sul piano pratico ma nemmeno su quello politico-culturale. In particolare va sgombrato il campo dalla narrazione che le difficoltà di Roma e dell’Italia siano il frutto di dieci anni di austerità imposta dai tecnocrati di Bruxelles e dai rigoristi nord europei. In 12 anni la spesa statale è passata da 707 a 852 miliardi.
Un’altra insidia è rappresentata dalla ritrovata centralità del pubblico quale regista della pianificazione e programmazione. Il pericolo è che la politica immagini di interpretare tutti i ruoli ignorando il delicato equilibrio tra i poteri di indirizzo e quelli di gestione. E’ un film che abbiamo già visto e non era a lieto fine.