Rifiuti, in Ama crollano gli investimenti

Da 11 a 7,9 milioni per la raccolta meccanizzata, per lo spazzamento nel giro di due anni risorse quasi azzerate (da 1,5 mln a 175 mila euro)

C’è qualcosa che proprio non torna in Ama. Mentre si cerca di trovare una soluzione strutturale al problema dei rifiuti a Roma, dando credibilità al piano di Virginia Raggi (qui un primo approfondimento di Radiocolonna.it) dal bilancio aziendale emergono nuove contraddizioni, che rischiano di far sopraggiungere più di un dubbio sulle effettive possibilità dell’amministrazione grillina di riorganizzare lo smaltimento nella Capitale.

Si parte sempre dagli investimenti, ovvero di quanti soldi mette l’azionista per aumentare qualità e quantità del servizio. Per la raccolta meccanizzata, quella effettuata dai camion per intendersi, lo scorso anno sono stati messi a disposizione 7,9 milioni di euro, contro gli 8,6 sbloccati nel 2016 e gli 11 del 2014. Non è un crollo ma poco ci manca. Va ancora peggio alla voce veicoli e mezzi per lo spazzamento, dove dagli 1,5 milioni stanziati nel 2014 si è passati ai 175 mila euro dello scorso anno. E le attrezzature, ovvero ramazze e bidoni? Da 1,1 milioni (2014) a poco più di 76 mila euro nel 2016.

Passando alla situazione degli impianti, il vero tallone d’Achille del ciclo rifiuti capitolino, emergono altre storture. Per esempio, lo scorso anno i Tmb Ama hanno ridotto l’attività del 2%, complice anche le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’impianto di Rocca Cencia. Il grosso del lavoro è stato fatto dai Tmb di proprietà del consorzio Colari, che ha lavorato 468 mila tonnellate di spazzatura sulle 965 totali.

Nonostante le buone intenzioni del Campidoglio dunque, almeno per il momento i numeri smentiscono l’ipotesi di un irrobustimento del ciclo.  Come ha detto pochi giorni fa a Radiocolonna.it Alessandro Bratti, presidente della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, “qui manca una soluzione strutturale al problema. Si parla di differenziata al 70%, benissimo ma dove stanno gli impianti, ma soprattutto i soldi per farli. Il governo può dare un aiuto, ma poi cosa raccontiamo agli abitante delle altre città che la differenziata se la fanno da sola?”.

Per Bratti il vero problema è la mancanza di una soluzione industriale. “E’ inutile che ci giriamo attorno, servono impianti nuovi. Senza una rete industriale seria Roma sarà sempre a un passo dalla crisi. Io suggerirei di pianificare nuovi siti per il trattamento della differenziata e per lo smaltimento, ma servono mesi. Nel frattempo si potrebbe ripartire da discariche intelligenti, non come Malagrotta. Prima le discariche e poi costruire nuovi impianti”.

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