Un progetto per la nuova Roma-Lido che vada in parallelo con la costruzione del nuovo Stadio della Roma e garantisca la funzionalità dello stadio e il rinnovo della linea. Il colosso francese nel settore della mobilità pubblica ha le idee chiare sulle ricette per far progredire la Capitale da punto di vista dei trasporti. “Quello che dicevo qualche anno fa ora viene alla luce: per portare via 30mila persone dallo stadio serve qualcosa di diverso – racconta l’ad di Ratp Dev Italia Andrea Buononimi a Radiocolonna – la stazione non può avere due binari e servono aree di sfogo per non far arrivare tutte le persone contemporaneamente sulle banchine, un problema che si verificherebbe soprattutto alla fine delle partite.”
Come raccontato da Radiocolonna a maggio, la sfida per il futuro della Roma-Lido è stata riaperta con una decisione del TAR. La partita ad oggi è aperta, l’11 gennaio ci sarà il Consiglio di Stato per valutare il ricorso alla decisione del tribunale amministrativo ma dalle informazioni in nostro possesso appare difficile che possa accadere qualcosa di eclatante.
Ma in generale, quant’è difficile per un operatore straniero che si occupa dei trasporti entrare nel mercato italiano?
Ratp Dev Italia è convinta che i problemi siano creati ad arte da chi si oppone al cambiamento, anche a costo di diffondere fake news e notizie prive di fondamento sull’arrivo dello ‘straniero’. Nicchie all’interno delle istituzioni che sono contrarie al coinvolgimento di nuovi soggetti per il timore di perdere spazio vitale e margini di manovra sui grandi dossier cittadini o nazionali. “Quando ci sono aziende che rischiano il fallimento, far prevalere le istanze della ‘nicchia’ su quelle dell’interesse pubblico è più che mai sbagliato – confida Buononimi – verso un soggetto straniero ci sono resistenze e diffidenze notevoli.”
Nel trasporto pubblico la programmazione la fa lo Stato e non vigono le stesse dinamiche che potrebbero riguardare un grande marchio gastronomico italiano, comprato da stranieri che poi decidono di chiudere lo stabilimento in Italia. Sul fronte dei trasporti, precisa la Ratp, quando c’è un contratto di servizio a costi standard la differenza la fa la capacità gestionale e non si può acquistare un servizio, come può essere quello per la Roma-Lido, e poi chiudere la ferrovia come se fosse uno stabilimento industriale.
È interessante anche capire come i vari Paesi del globo accolgono, o respingono, aziende straniere che si occupano di trasporti pubblici. Accanto all’impostazione di chiusura dell’Italia, dove il pubblico vuole sempre gestire i vari dossier, diverso è il discorso nei Paesi in via di sviluppo. Qui spesso le imprese vengono accolte con l’obiettivo di formare i propri dipendenti e creare – grazie al privato – una cultura d’impresa efficiente e duratura. Un modo per far sì che un giorno un indigeno sia in grado di gestire un servizio pubblico grazie al know-how imparato dal privato.