Sentiment imprenditoria: domina l’incertezza, si teme più l’instabilità politica che la Pandemia 

Secondo l’indagine della CNA anche le bollette e l’inflazione preoccupano di più del Covid.  Considerato comunque un errore grave una exit strategy generalizzata dalle misure emergenziali

L’esplosione dei contagi con la variante Omicron avvolge nell’incertezza le prospettive sull’anno da poco iniziato ma più che l’andamento della pandemia le piccole imprese temono gli effetti dell’inflazione e del caro-energia.

Un’indagine promossa dalla Confederazione degli artigiani e della piccola impresa su oltre 1.700 imprese scatta la fotografia sul sentiment dell’imprenditoria diffusa dal quale emergono alcune indicazioni molto interessanti e soprattutto un quadro molto variegato, a livello territoriale e soprattutto settoriale. Nello specifico dell’economia romana, le indicazioni sono sostanzialmente allineate alla media nazionale.

Previsioni difficili a causa del  Covid e dei rincari energia e materie prime 

La prima indicazione interessante è determinata dalla grande incertezza. A causa del Covid, dei rincari di energia e materie prime quasi un imprenditore su due dichiara di non saper formulare una previsione sull’andamento dell’economia.

Nel complesso gli imprenditori nutrono maggiore fiducia sulle prospettive della propria impresa che su quelle del Paese. Soltanto il 5,4% degli intervistati prevede che l’economia italiana tornerà ai livelli pre-pandemia mentre il 18% confida nel trend positivo anche se il Paese non riuscirà a tornare ai valori prima del Covid.

Toni più fiduciosi se si parla delle aspettative per la propria impresa con oltre il 40% del campione che indica risultati in crescita (a Roma la percentuale si abbassa al 38,5%) e quasi un’impresa su cinque prevede risultati migliori a quelli pre-pandemia (il 17% a Roma). Quasi il 30% si aspetta un anno molto difficile e per l’area di Roma Metropolitana la percentuale sale al 33%.

Pessimismo accentuato su turismo e trasporti 

A livello settoriale il pessimismo è più accentuato nel turismo dove soltanto il 21,4% prevede risultati in crescita, seguito dal trasporto con il 28% mentre il comparto dei servizi alle imprese primeggia per ottimismo con il 53,3% di aspettative positive, seguito dalle costruzioni (quasi un’impresa su due indica una crescita dei risultati) e dalla manifattura (43,4%). Per gli imprenditori romani del turismo solo il 19% si attende risultati in crescita, di contro oltre il 56% delle attività che offrono servizi alle imprese confida in un miglioramento della performance.

L’andamento dell’economia continua ad essere condizionato dalla pandemia e oltre il 50% degli intervistati considera la vaccinazione obbligatoria l’arma più efficace per sconfiggere il virus ma con risposte differenziate tra i vari settori. Nei servizi alla persona i favorevoli all’obbligo salgono al 61,1% (64% nell’area metropolitana della capitale), 56% nei servizi alle imprese quasi il 50% nella manifattura e nelle costruzioni. Introdurre lockdown per i soli non vaccinati non incontra il consenso degli imprenditori, appena il 10% si dice a favore con punte del 5,3% nel turismo e del 6,7% nei servizi alla persona. Percentuali simili per gli imprenditori romani.

L’acuirsi della pandemia è tra i principali fattori di rischio per la ripresa economica per il 41,8% delle risposte, concentrate nei settori che hanno più sofferto le restrizioni come servizi alla persona e trasporto (a Roma sale al 44,2%), la stessa percentuale indica la scarsità di materie prime e semilavorati ma al primo posto con il 42% vengono indicati tensioni inflazionistiche e il caro-energia, in particolari nei comparti della manifattura e delle costruzioni.

Tra i fattori di rischio la mancata attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr

Tra i fattori di rischio per la crescita economica il 37% delle risposte indica la mancata attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr, il 33,5% teme una fase di instabilità politica. Per la piccola e media impresa romana il Pnrr è al 32% mentre l’instabilità politica quale fattore di rischio è indicata dal 38% delle risposte. In secondo piano il venir meno dei sostegni per i settori ancora in difficoltà con il 21,6% delle risposte (ma il 50% nel turismo) e la carenza di manodopera qualificata con il 20,3% con punte del 29,5% nelle costruzioni.

Dall’indagine emerge un quadro molto variegato che impone un diverso approccio da parte del governo e del parlamento, ma anche delle istituzioni europee, per gestire una fase particolarmente complessa. La crescita economica più o meno robusta si presenta ad elevato tasso di disomogeneità a livello territoriale e fortemente differenziata tra i settori. L’esplosione dei contagi ha raffreddato molti consumi, specialmente nella filiera del turismo, coinvolgendo trasporti e ristorazione con le maggiori criticità che si registrano nelle grandi città d’arte come Roma e Firenze.

Pertanto saranno necessarie capacità di intervento chirurgiche e flessibilità nelle scelte. Ad esempio la moratoria sui prestiti andrà prorogata in modo mirato per i settori ancora in sofferenza. Lo stesso vale per i sussidi diretti e per il sostegno al reddito. Sarebbe un errore grave una exit strategy dalle misure emergenziali generalizzata.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014