Sky si riorganizza, a Roma 120 esuberi

Vertice fiume tra l'ad Zappia e i sindacati. La Slc-Cgil a Radiocolonna: situazione pesante, combatteremo. L'ombra di Mediaset-Vivendi dietro il riassetto

Una sede di Sky

Una riunione fiume durata oltre sette ore per decidere le sorti della sede romana di Sky, dopo le indiscrezioni, non smentite dalla media company, sul trasloco della rete all-news a Milano.

Questa mattina, poco dopo le 10, l’amministratore delegato di Sky Italia, Andrea Zappia, ha incontrato presso la sede di Unindustria i rappresentanti dei lavoratori, in particolari Slc Cgil, Cisl e Uil. Per i sindacati erano presenti le prime linee, vale a dire i segretari generali. In ballo ci sono 500 posti di lavoro, se si considera che l’azienda si è ormai decisa a spostare il grosso della redazione ad oggi negli studi della Salaria, lasciando nella Capitale una piccola struttura dedicata alla politica.

Nel corso dell’incontro Zappia avrebbe infatti annunciato un vero e proprio piano lacrime e sangue. Ovvero 120 esuberi nella sola sede di Roma (dove saranno ridimensionati i settori di Facility Management e Finance) e altri 80 a Milano (questi ultimi delle aree Finance e Controllo Qualità). Saranno invece trasferiti inoltre 300 dipendenti dalla Capitale a Milano, inclusa la redazione di Sky Tg 24 (con l’eccezione della redazione politica e di quella centro sud). Non solo, via da Roma anche parte della Information Technology e gran parte del settore commerciale. Trasferiti da Cagliari a Milano anche dieci dipendenti che lavorano a Cagliari nella Control Room. A Roma, dunque, dovrebbero rimanere un’ottantina di dipendenti su 500.

Per giustificare questa drastica ristrutturazione, dalle indiscrezioni raccolte da Radiocolonna.it Zappia avrebbe chiamato in causa l’operazione Vivendi-Mediaset, che minaccerebbe di rendere molto più competitivo il concorrente Mediaset Premium, la pay tv antagonista al gruppo di Murdoch. Altra spina nel fianco di Sky sono Netflix ed Amazon, con la loro offerta a pagamento low cost. A questo punto è atteso un nuovo confronto sindacati-dipendenti, che dovrebbe avvenire il prossimo 24 gennaio.

“La situazione è davvero pesante. Siamo di fronte a un gravissimo danno per l’economia e il mercato del lavoro romano e laziale”, spiega a Radiocolonna.it Dino Oggiano, segretario Slc Cgil Roma e Lazio. “E’ l’ennesimo schiaffo in faccia ai lavoratori, in una città già ampiamente provata dalla crisi. Una scelta sciagurata cui ci opporremo, in un quadro unitario, con tutte le nostre forze”.

Il sindacalista sposta poi l’attenzione sugli aspetti finanziari di Sky Italia. “E’ un’azienda che ha i conti in ordine e dove non sono state annunciate situazioni di crisi. La decisione di chiudere la sede di via Salaria sarebbe pertanto dettata esclusivamente dalla volontà di aumentare i profitti, a tutto discapito di chi ci lavora. Non c’è nessuna ragione industriale apparente dietro questa scelta”.

In effetti, a guardare i risultati in Italia della media company di Rupert Murdoch, non pare essere dinnanzi ad una crisi della branch italiana. Nonostante la momentanea perdita dei diritti sulla Champions League (la cui asta è prevista per febbraio 2017), l’esercizio 2015- 2016 si è chiuso con una crescita del fatturato in Italia del 2%. I ricavi su base annua si sono attestati nel nostro paese a quota 2,790 miliardi di euro, mentre l’utile operativo scende a 67 milioni di euro in flessione di 11 milioni rispetto allo scorso esercizio fiscale, giustificato però principalmente dagli investimenti resi necessari dal varo di Sky Box Sets.  E sono aumentati anche gli abbonati: al 30 giugno 2016 gli abbonati erano infatti 4.742.000, con un incremento di 17.000 nuovi sottoscrittori registrato rispetto allo scorso esercizio.

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