Superbonus 110%: specchio dell’Italia che non funziona

Schizofrenia e bulimia normativa, assenza di visione unitaria, inefficacia dei controlli caratterizzano molte misure strategiche. Nuovo decreto per correggere limitazioni al credito d’imposta

Il Superbonus 110% per la riqualificazione degli immobili è diventato una sorta di Bignami per comprendere la politica italiana e il funzionamento della pubblica amministrazione, il sistema di controlli. Ripercorrere la nascita e il funzionamento di questo incentivo mostra in modo evidente i mali cronici che impediscono al Paese di dotarsi di strumenti e politiche efficaci per garantirsi una crescita duratura e sostenibile.

Schizofrenia e bulimia normativa, assenza di una visione unitaria sono i tratti che caratterizzano molte misure strategiche. Il Superbonus improvvisamente si è arrestato. La causa è il decreto sostegni ter che ha fortemente limitato l’operatività della cessione dei crediti d’imposta. I crediti, secondo il decreto, possono essere ceduti solo una volta. L’intento è quello di fermare le frodi ma il bersaglio è completamente mancato. Le restrizioni alla circolazione dei crediti infatti sono funzionali a limitare i fenomeni di riciclaggio ma non sono una misura di contrasto alle frodi, in particolare alle false fatturazioni.

La limitazione delle cessione dei crediti d’imposta ha frenato i lavori. Si attende un nuovo decreto

In ogni caso l’effetto del decreto è stata la paralisi dei lavori. Molti istituti a partire da Cdp e Poste hanno annunciato il disimpegno dal mercato crediti d’imposta dei bonus edilizi. L’efficacia della misura del Superbonus 110% è confermata dai numeri. Nel 2019 il giro d’affari della filiera delle costruzioni per i lavori con incentivo è ammontato a 26 miliardi di euro, secondo alcune stime nel 2021 è salito a oltre 50 miliardi. Il blocco di fatto della cessione dei crediti ha fatto divampare polemiche e critiche all’indirizzo del Governo. Compatte tutte le forze politiche nel chiedere la modifica del decreto e l’esecutivo Draghi si è convinto e varerà un nuovo decreto nei prossimi giorni.

Soltanto nell’ultimo mese ci sono stati tre interventi normativi sui bonus edilizi e sulla cessione dei crediti alimentando incertezza tra le imprese e tra i cittadini. Un trend che ha contrassegnato l’incentivo per la riqualificazione energetica degli immobili. E’ stato introdotto un anno e mezzo fa con il decreto rilancio e da allora le modifiche sono state oltre 30.

L’incentivo sproporzionato ha azzerato ogni trattativa sul prezzo 

La dimensione del bonus e soprattutto la possibilità dello sconto in fattura e relativa cessione del credito d’imposta hanno reso molto attraente il Superbonus evidenziando tuttavia alcune criticità. La prima è l’entità del beneficio fiscale pari al 110% dei lavori. Un incentivo sproporzionato che azzera ogni trattativa sul prezzo tra cliente e impresa. Altro limite è la durata. La misura dal 2023 vedrà scendere il beneficio al 75%, pertanto molti lavori si concentrano in appena due anni.

Sarebbe stata più efficace una percentuale più bassa e magari un arco temporale più lungo. Non ci sarebbe stata l’accelerazione dei prezzi dei materiali e si sarebbe offerto un orizzonte più lungo senza drogare artificialmente il mercato.

Punto dolente è anche il sistema dei controlli. La cronica incapacità dello Stato di monitorare e verificare i comportamenti fraudolenti trova l’ennesima conferma. E’ oggettivamente difficile far emergere completamente prezzi gonfiati ma verificare i cantieri fantasma non è una missione impossibile. Ad esempio si impiega la polizia municipale per verificare la residenza dei cittadini, allo stesso modo si può controllare se un cantiere esiste o no.

Per banche e operatori finanziari è un mercato appetibile e sicuro 

Il rischio è identico a quello ad esempio sul reddito di cittadinanza. Misure sociali a favore degli incapienti rischiano di essere vanificate a causa di truffe e frodi che la pubblica amministrazione fatica a far emergere.

Tornando al Superbonus e agli altri incentivi all’edilizia, il vero volano è rappresentato dalla possibilità di cedere i crediti, nel caso del Superbonus le annualità sono 5 per gli altri bonus 10 anni. Per le banche e operatori finanziari è un mercato appetibile e sicuro. Acquistato un credito dallo Stato applicando una commissione, circa il 10% per il Superbonus e intorno al 20% per i crediti decennali, in pratica incassando un interesse di circa il 3% l’anno.

Per non paralizzare il mercato delle costruzioni tra le soluzioni possibili c’è l’orientamento a consentire le cessioni multiple dei crediti a condizione che gli acquirenti siano esclusivamente soggetti vigilati. In pratica soltanto gli operatori finanziari sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia e le assicurazioni controllate dall’Isvap. Una soluzione equilibrata che consentirà di contenere i fenomeni di riciclaggio.

Sarebbe di utilità se da questa vicenda la politica e l’amministrazione statale imparassero una lezione semplice. Le frodi si contrastano realizzando un sistema di controlli efficace e confidando in una magistratura capace di perseguire con rapidità i reati. Rendere di fatto inaccessibili bonus e incentivi è la strada sbagliata.

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