La prossima legge di bilancio è ancora in alto mare sui contenuti ma il governo intanto ne ha definito il significato politico: sarà una manovra identitaria anche se a scartamento ridotto. I temi forti come la cancellazione della Fornero e un assegno più robusto per le pensioni minime sono stati accantonati. La premier e il ministro Giorgetti devono così concentrare le poche risorse sugli aiuti alle famiglie per contrastare la denatalità e stabilizzare il taglio del cuneo fiscale. Ma l’identità della legge di bilancio e della strategia del governo risiede anche nell’azzeramento di quelle misure politicamente rilevanti per l’opposizione. Il primo obiettivo è stato affondare il reddito di cittadinanza con un taglio di circa il 65% dei flussi di risorse. Con i nuovi criteri la spesa annua non raggiungerà i 4 miliardi.
La seconda missione è il Superbonus, da sempre avversato dal ministro dell’Economia. L’incentivo per la riqualificazione degli immobili è stato già pesantemente ridimensionato a novembre dell’anno scorso, cancellando l’opzione della cessione del credito e abbassando la dimensione del beneficio al 90% per l’anno in corso e al 65% dal 2024.
Per Giorgetti una tragedia per i conti pubblici: 3,5 miliardi al mese
Ma per Meloni e Giorgetti non è ancora sufficiente e all’ultima riunione del consiglio dei ministri sono partite nuove bordate contro il Superbonus, rilanciate dalla grancassa della stampa vicina al blocco di destra-centro.
Se sul reddito di cittadinanza, la maggioranza è stata coerente con le promesse elettorali, sul Superbonus il cambiamento di rotta è clamoroso. La premier aveva assicurato una soluzione per gli esodati del Superbonus, quelle imprese che non riescono a vendere i crediti fiscali e la stabilizzazione del beneficio.
Ma a prevalere è stata la linea Giorgetti che ha convinto Meloni che il Superbonus è una tragedia per i conti pubblici. Affossare l’incentivo è diventata così una priorità, anche a costo di alterare la realtà. E’ quanto accaduto negli ultimi giorni. La premier ha fatto trapelare che il Superbonus ha generato 12 miliardi di euro di frodi mentre Giorgetti ha ricordato che alle casse pubbliche costa 3,5 miliardi di euro al mese.
La prima affermazione è semplicemente falsa, quella di Giorgetti molto parziale. Tema frodi. L’ultimo documento dell’Agenzia delle Entrate indica che le irregolarità su tutti i bonus all’edilizia ammontano a 4,4 miliardi. Anche ipotizzando che siano tutte truffe è molto distante dai 12 miliardi indicati da Meloni. Circa il 70% delle irregolarità riguarda l’ecobonus al 65% e il bonus facciate, il Superbonus soltanto il 3%. Si tratta di poco più di 100 milioni su 115 miliardi di lavori. Sarebbe un miracolo se il tasso di truffe sulla spesa pubblica (incentivi, pensioni invalidità, sostegni ecc.) si limitasse al 3%.
Le molteplici conseguenze positive, dall’occupazione al risparmio energetico
Quanto costa allo Stato il Superbonus. Il numero indicato da Giorgetti è l’onere lordo e tra l’altro lo Stato lo rimborsa in quattro anni, a condizione che il beneficiario abbia la necessaria capienza fiscale. La premessa per ogni incentivo è che deve essere sostenibile per le finanze pubbliche e per il mercato. In quest’ottica il Superbonus poteva e doveva essere meglio calibrato in termini di entità del contributo pubblico ma soprattutto assicurando una stabilità almeno a medio termine.
Tuttavia gli effetti positivi dei bonus all’edilizia sono molteplici. Alcuni numeri ne danno la giusta dimensione: oltre 600mila nuovi posti di lavoro, effetto leva sulla ripresa economica nel biennio 2021-2022, riduzione di oltre un miliardo di metri cubi di gas e di 1,4 miliardi di tonnellate di CO2.
Autorevoli centri di ricerca come Nomisma hanno calcolato che 100 miliardi di investimenti nel Superbonus hanno generato un valore aggiunto complessivo di 195 miliardi. La stessa Banca d’Italia che non è un pasdaran del Superbonus ha indicato l’effetto rilevante sull’economia e la critica di Via Nazionale non è tanto nel meccanismo quanto nell’operato dei governi che devono sempre assicurare la copertura delle spese o delle minori entrate.
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio smonta l’accusa di effetti distorsivi
Una analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio smonta invece le critiche sugli effetti distorsivi e l’iniquità del Superbonus. E’ vero esattamente il contrario. Gli incentivi di qualsiasi genere (dall’acquisto dell’auto elettrica agli investimenti, fino agli sgravi contributivi sulle assunzioni) sono regressivi. In pratica le agevolazioni sono sfruttate soprattutto dai territori più ricchi e dalle persone più facoltose. Il Superbonus secondo i tecnici dell’Upb si è rilevato più equo. La quota di risorse utilizzata nel Mezzogiorno è oltre 35% del totale, mentre per gran parte delle altre forme di incentivi arriva a stento al 15% del totale nazionale.
Il giro di vite sui bonus casa (in particolare la cancellazione della cessione del credito) ha già provocato una frenata all’intero comparto con riflessi negativi sulla congiuntura. Non deve sorprendere che il Pil nel secondo trimestre abbia accusato una contrazione dello 0,4% e soprattutto l’economia italiana dopo oltre due anni registra performance peggiori di Germania e Francia. La scelta del Governo di ridurre gli incentivi edilizi, non rifinanziare il programma Industria 4.0 sta penalizzando gli investimenti fissi che tra aprile e giugno accusano un calo dello 0,7%. Con una domanda interna debole a causa della perdita di potere d’acquisto e la contrazione degli investimenti privati la crescita economica diventa un miraggio. Il problema del governo sarà a chi dare la colpa.