Era il 24 gennaio alle 7,20 del mattino, il traffico molto sostenuto quando, improvvisamente, dal costone sovrastante la Via Flaminia si è staccato un masso che è piombato sulle auto in transito.
Al km 11.300 si è sfiorata la tragedia perchè la roccia ha preso in pieno una vettura il cui conducente è stato seriamente ferito.
Ad oggi 29 gennaio la Flaminia si è trasformata in un imbuto con code lunghissime di auto. Praticamente si viaggia su una sola corsia, in fila indiana. Ora sono in atto dei lavori di sistemazione del manto stradale e la messa in sicurezza del costone ormai pericoloso e pericolante.
Ma servirebbe un’opera di bonifica seria lungo tutto quel tratto della consolare. La vegetazione spontanea e disordinata ha preso facilmente il sopravvento su tutto erodendo, anno dopo anno, lo strato di tufo in cui affonda le radici. Il verde arriva fin sulla strada ed è facile toccare con mano il totale abbandono della zona.
Il terreno che costeggia il primo tratto della Flaminia è un susseguirsi di vergogne: dai cassonetti divelti e stracolmi, alle 2 ruote abbandonate, ai pini marittimi caduti e mai spostati, al verde selvatico di ogni qualità e forza di sopravvivenza. Eppure la Flaminia è uno degli “ingressi” alla Capitale e come tale meriterebbe un occhio di riguardo. In realtà è ridotta ad un immondezzaio che cresce di giorno in giorno. Senza parlare delle condizioni dell’asfaltatura che, fra dossi e buche richiede una guida più che attenta.
E pensare che proprio lì c’è il Centro Euclide, con tanto di parcheggio interno e supermercato annesso e il Camping Flaminio Village con tanto di piscina e venduto come un 4 stelle (??). In effetti di turisti che vanno avanti/indietro se ne vedono molti ma, usciti dal cancello del camping i meschini si trovano nella desolazione più triste e affatto invitante.
Ci chiediamo come mai questi 2 complessi non siano stati in grado, finora, di fare la voce grossa con chi di competenza per ottenere un maggior decoro e sicurezza del circondario. In questi giorni è prevista pioggia e l’acqua, si sa, non è amica delle aree scoscese e instabili.




