Le Città sono in movimento più di quanto appaia ai loro abitanti. Archistar, sociologi e scrittori, si esercitano a prospettare come saranno le metropoli che ci ospiteranno in futuro. Radiocolonna raccoglie alcune testimonianze con l’intento di richiamare l’attenzione dei candidati sindaci , che dovrebbero pensare “più in grande” alla Capitale sostenibile, piuttosto che litigare sulla gestione del quotidiano o su come vorrebbero Roma da qui a qualche anno.
La città metropolitana si può e si deve costruire in maniera diversa da come stiamo facendo. I grandi insediamenti devono essere circondati da aria, acqua, giardini pensili, terrazze pubbliche, con l’obiettivo di creare contesti vivibili. Parola di Steven Holl, 73 anni, americano, fra i più noti architetti al mondo, che descrive la sua ‘’arte’’, basata sul rispetto della natura e sull’utilizzo delle più avanzate tecnologie con sistemi energetici integrati.
“Tecnologia e natura – sostiene in una recente intervista a ‘La Repubblica’ -possono e devono essere una sintesi potente per produrre energia a basso impatto ambientale. Non ho mai creduto che la specie umana avesse il diritto di dominare l’ambiente, tanto meno di depredare il pianeta da risorse che, peraltro, non sono illimitate. Al contrario, il nostro lavoro si basa sull’integrazione fra dimensione umana e naturale, il che ci pone come specie in sintonia con l’ambiente non al di fuori, né al di sopra di esso integrati’’.
Una ricetta che, tanto più con la pandemia, si adatta benissimo anche al nuovo rapporto fra la Città e la Casa dove abitiamo.
“Il mondo che prima era fuori della tua casa e lì ti attendeva – osserva Walter Veltroni in un articolo per ‘Il Corriere della Sera’ – ora entra nelle quattro mura domestiche e riempie le giornate. Lasciamo alla nostalgia il rimpianto per quei bei tempi in cui si veniva sbattuti da un ufficio a un altro con perdita di giornate e di pazienza. Anche ora succede, tra call center che non rispondono e norme di utilizzo dei siti spesso incomprensibili, ma almeno molto accade da casa propria. Adesso, dopo l’emergenza della pandemia, da casa si può anche lavorare, spesso si deve lavorare. E questo cambia radicalmente il rapporto tra il cittadino e la sua abitazione, tra la persona e la città. In questi due anni, e speriamo non più, a casa si è persino dovuto frequentare la scuola e l’università, insegnare e imparare’’.
Anche per Veltroni le Città devono cambiare attraverso una nuova progettualità urbana e umana, per offrire soprattutto agli anziani, aumentati in percentuale rispetto ai giovani, sevizi territoriali di prossimità. “Tutto deve essere vicino nella società globale. Il glocal è la chiave del futuro”, sottolinea.
A distanza Holl suggerisce come fare. “È l’architettura – rileva – che si adatta al contesto e non viceversa. Dobbiamo considerare il Pianeta come casa nostra e proteggerlo, ristabilire connessioni con la terra, il clima, la materia, lo spazio fisico e la luce. È questa la base di un’architettura sostenibile, l’unica possibile, anche se a guardare certi progetti di Manhattan la mia non sembra una visione condivisa”.
“Manhattan – osserva l’architetto americano – è cresciuta sulla culture of congestion che era un pensiero degli anni Novanta basato sulla scelta della densità come opportunità. Oggi le cose sono cambiate e quella cultura non è più sostenibile ma, incredibilmente – sottolinea – sembra che non tutti siano di quest’opinione. Prendiamo Hudson Yards, ad esempio, l’ultimo grande progetto urbano da poco terminato: c’è una densità assurda, e nessuno spazio verde, pochi spazi pubblici. Torri di vetro troppo alte con finestre che non si aprono, troppo vicine l’una all’altra con in mezzo, anziché verde e aria, altra architettura, altra densità. È un progetto che non tiene conto della dimensione umana”.
Per Holl arte, poesia, musica, ossia la cultura, non è un elemento accessorio o decorativo, ma un elemento di senso e integrazione. “E oggi ancora di più di fronte alla tragedia della pandemia – sottolinea – l’atto creativo è resistenza, visione, rinascita”.
E secondo Veltroni, oltre essere vicini a casa i servizi sanitari, quelli sociali, i centri di formazione che accompagnano le persone verso la conoscenza dei linguaggi e dei saperi, vicini alle abitazioni devono essere soprattutto i servizi culturali, se vogliamo che le persone continuino a frequentare cinema, teatri, sale concerti, librerie, biblioteche.
“La tristezza delle città spente durante il lockdown ci ha fatto capire quanto la cultura sia la nostra linfa vitale”. Conclude l’intervento su ‘La Repubblica’, Cristina Dell’Acqua , scrittrice e docente di latino e greco.‘’In questa strana estate – scrive – stiamo rivedendo con una certa commozione le città popolarsi nuovamente di giovani con lo zaino in spalla e il green pass sul cellulare in tasca. Le città e i loro luoghi di cultura sono scuole a cielo aperto, sotto il sole i ragazzi e come se abitassero distaccamenti delle loro aule liceali o universitarie, e noi ci commuoviamo nel vedere i loro occhi nuovamente accesi da scintille di curiosità accese dalla bellezza di luoghi, arte, buona cucina e buona musica. Ci tornano in mente Zeus e Mnemosyse che alle loro nove figlie instillarono la capacità di far sgorgare bellezza e con il loro canto e la loro musica confortare e una buona porzione di memoria di chi siamo stati, di chi siamo e di chi potremo essere’”.
Quanto ci piacerebbe che il sindaco dei prossimi anni guidasse un Capitale con al primo posto la cultura, che vuol dire, come ci insegna Dell’Acqua, coltivare e poi attendere con cura. Che si parli di un terreno, di un giovane – o diciamo noi di una Città – è mestiere da agricoltori, ci vuole la fatica di seminare e la pazienza di aspettare i frutti, e fra i più pregiati è lo spirito critico, che in greco vuol dire saper scegliere e giudicare, dote fondamentale di un Leader.
Tornando a Holl fra i suoi progetti a scala umana ce n’è anche uno per l’Italia, a Cassino, nel Lazio. “L’Italia – rileva, rivolgendoci un apprezzamento – è un paese che ha un tessuto costellato di città di medie e piccole dimensioni, dove esiste già la dimensione umana e quindi ci si può lavorare, integrando architettura, arte, natura, tecnologia, sistemi di collegamento virtuali e reali. Cassino potrebbe essere un progetto molto interessante di rigenerazione urbana con un piccolo museo con vista sull’abbazia”.
Un esempio da imitare anche per la tardiva rigenerazione della Capitale e delle sue tante periferie-Città. Che ne pensano i candidati big Calenda, Gualtieri, Michetti e Raggi?