La città dell’inclusione sociale: il modello di sviluppo di Vienna

Roma e Vienna sono capitali di imperi ormai decaduti. Ma mentre la Città Eterna rimane soffocata dai suoi problemi, Vienna è schizzata avanti nello sviluppo, affermandosi come una delle città più vivibili d’Europa

Roma e Vienna sono due capitali con una storia e tradizioni antiche, capitali di imperi ormai decaduti. Ma mentre la Città Eterna rimane soffocata dai suoi problemi, Vienna è schizzata avanti nello sviluppo, affermandosi come una delle città più vivibili d’Europa. Nella capitale austriaca, i palazzi antichi dell’Impero si mischiano a moderne piste ciclabili e a una fitta rete di parchi che coprono tutto il territorio urbano.

Ma nulla è avvenuto per caso: le condizioni attuali di Vienna sono frutto di attenti progetti di sviluppo urbano iniziati nel 1994, l’anno prima dell’ingresso del Paese nell’UE. L’idea era modernizzare quella che sarebbe dovuta diventare una delle maggiori capitali europee.

Una delle aree più problematiche di Vienna era la linea ferroviaria di circonvallazione chiamata Gürtel (cintura): sotto agli archi portanti della struttura una volta svolgevano le loro attività numerosi commercianti, ma all’inizio degli anni ‘90 non restavano che spazi abbandonati. Le strade parallele al viadotto si erano trasformate in aree poco sorvegliate e violente. Il quartiere era in un completo stato di abbandono.

Nel 1994 il municipio avviò il progetto Urban-Wien Gürtel Plus. I negozi abbandonati vennero ristrutturati e generosi incentivi furono offerti ai commercianti interessati ad aprire la propria attività in quell’area. Le strade che affiancavano il viadotto furono trasformate in spazi pedonali contornati da alberi, panchine e da una buona illuminazione per non scoraggiare le attività serali. Nel contempo, furono organizzati eventi volti a cambiare la percezione che i residenti avevano di questa zona. Fu applicato il concetto di “soft planning”: i progetti si concentrarono non tanto sulle infrastrutture di grande portata come ferrovie e ponti, quanto su micro interventi volti a modificare l’immagine del luogo e renderlo attraente agli occhi dei cittadini. L’obiettivo finale era rivitalizzare il quartiere e renderlo nuovamente sicuro e produttivo.

Il progetto non fu l’unico del suo genere ma faceva parte infatti di una serie di interventi che ambivano a rendere Vienna una città socialmente sostenibile e a eliminare la ghettizzazione che spesso si ritrova nei quartieri poco attrattivi. Un’altra di queste iniziative riguardò un investimento negli Alloggi Sociali del Governo, un sistema di case popolari creato nel primo dopoguerra, grazie al quale si è mantenuta una buona coesione sociale. Il sistema prevedeva che il Governo costruisse o mantenesse un certo numero di appartamenti, oggi arrivati a ospitare un quarto dei residenti viennesi, poi affittati a prezzi convenienti ai cittadini. Tale sistema ha consentito negli anni di ridurre e contenere il fenomeno della ghettizzazione.

Ma nessuna politica di sostenibilità sociale può essere efficace se non si considerano anche gli altri aspetti della vita quotidiana cittadina, primo tra tutti la mobilità. Nel corso degli anni il municipio ha costruito 1379 km di piste ciclabili e un robusto servizio di bike sharing. La vocazione alla sostenibilità della capitale è stata possibile anche grazie a una efficiente e fitta rete di trasporti pubblici che dà ai cittadini delle valide alternative agli spostamenti in auto. Oggi Vienna conta cinque linee della metro, 28 linee tramviarie e 131 linee di autobus, oltre alle innumerevoli linee di treni che la collegano al resto del Paese. Il quadro del trasporto pubblico si completa con le numerose opzioni di trasporto condiviso, quali il car sharing e gli scooter elettrici.Anche per questo Vienna è nota per una più elevata qualità dell’aria rispetto alle altre capitali europee.

È indubbio che le dimensioni stesse di Vienna, circa la metà di Roma in termini di popolazione, ne rendano la gestione meno complessa, ma questo non può rappresentare un giustificato motivo per rinunciare alla costruzione di un futuro migliore anche per la capitale d’Italia.

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