La curva dei contagi è in deciso aumento. Nella nostra regione il tasso dei positivi si attesta ben oltre il 10%. Numeri che fanno davvero paura, ma evidentemente non a tutti se, come vi descriviamo, per molti le festività natalizie sono andate alla grande come non mai.
Ora raccontiamo due esempi significativi anche se le località prese in esame sono agli estremi, pur essendo le due facce della stessa moneta.
Partiamo da un paesotto del Viterbese estremamente ligio e impaurito durante il primo lockdown, rispettoso di ogni restrizione e ordinanza, sempre sotto l’occhio attento delle pattuglie e dei vigili urbani. Con la seconda raffica di blocchi, concomitanti con le feste, l’osservanza e la coerenza si sono dissolte. Auto in doppia fila e file di persone cicalanti fitto fitto davanti a qualunque esercizio commerciale. La sera del 31, poi, è stato un baccanale di veglioni casarecci culminati in un’orgia di fuochi artificiali, privati, paragonabile, solo, alla festa patronale. Eppure c’era il totale divieto di dar fuoco alle micce.
E tantissimi romani non hanno resistito al richiamo della vera vacanza classica.
Ed ecco che un esercito di concittadini, in massa si è trasferito in una delle mete preferite dai romani: Cortina. Ben pochi, per a/r hanno fatto caso al colore della giornata (rossa, gialla, libera) e così la perla Ampezzana si riempita di ospiti.
La neve, mai stata così bella e abbondante, ha lanciato il suo irresistibile richiamo ed è stata affollatissima. Ma non c’era il veto di affrontare le piste? Si c’era. Ma il vacanziero mica si ferma e trova subito l’escamotage: ci si iscrive ad un qualunque Sci Club e via che si va, giorno dopo giorno.
Nel pomeriggio, poi, lo struscio su c.so Italia, l’occhiata golosa ai negozi, l’ammucchiata alla Cooperativa, senza distanziamento alcuno, e poi, sempre in massa, verso p.zza Roma seguendo la stella cometa che splende fissa e inamovibile sul bar/aperitivo dell’hotel de la Poste.
Se per il cicchetto pre prandium non ti fai vedere lì è assolutamente inutile spingersi fino a Cortina.
I veglioni di Capodanno sono stati affollatissimi e itineranti di villa in villa (come sempre) con l’unica variante che molti dei piatti erano volgarmente da asporto.
Anche qui, fra le Dolomiti come nel paesotto del Viterbese ha imperato il “liberi tutti” e mai si sono notati controlli o qualunque forza dell’ordine.
Una goduria così non si era mai vista mischiata a quella finta grandeur che ti dà la tua furberia e la sensazione di aver fregato chi, meschino o ligio ai decreti è rimasto sul divano di casa con la tv accesa e le bollicine pronte all’uso.