Nel momento dell’emergenza pare che gli italiani si dividano (come sempre) in due fazioni ben distinte e combattive.
C’è chi accetta le scelte del Governo ritenendole, quanto meno doverose e precauzionali e chi, invece, le critica giudicandole eccessive e suggestive di scenari apocalittici.
Il coronavirus mette ognuno di noi di fronte alla propria capacità di vivere confrontandosi con la realtà che investe il sociale. Quindi, cancellate molte partite di calcio ecco scendere in campo squadrette di incompetenti verbosi contro ragionevoli tolleranti.
La palla ovviamente resta ferma a centrocampo.
I primi vedono negli atteggiamenti razzisti/compulsivi di una certa nuova pseudo destra premonizioni e avvertimenti degni di Nostradamus.
I secondi, invece, anche se non sempre con gran piacere, si affidano a decisioni e giudizi collegiali di istituzioni ed esperti.
I primi, tanto per non smentirsi, saccheggiano i supermercati vantandosene poi, con gli amici, al bar.
I secondi, benché un filo preoccupati, ma non sentendosi (ancora) sotto assedio evitano di trasformare il salotto di casa in un bunker alimentare.
Il coronavirus (ora indicato con la sigla Covid-19) sta mettendo a nudo il nostro livello di sviluppo sociale.
Ci pone, singolarmente e quindi nell’interezza nazionale davanti al famoso specchio che riflette o, un profondo menefreghismo e rozzezza oppure una raggiunta responsabilità e razionalità.
Un solo argomento mette d’accordo le due “fazioni”: la totale disunità dell’Europa nell’applicazione di protocolli e provvedimenti che dovrebbero essere comuni. Questo atteggiamento MAI solidale, MAI collettivo è la vera grave calamità che infetta pesantemente quell’accozzaglia di stati e governi che ci ostiniamo a chiamare “Europa Unita”