Anche questa Pasqua 2021 ha la triste luce del lockdown. Della solitudine assoluta, per molti e per tutti un sapore amaro di festa perduta, dove anche i confortanti riti della tradizioni si riducono a ben poca cosa.
Chiusi nel cassetto dei ricordi: la caccia alle uova colorate che, in casa o in giardino, raccontano il divertimento di intere bande di bambini vocianti, archiviato l’acquisto del vestito o delle scarpe nuove che, oggi perdono il loro sapore di “bentornata Primavera” e appannata quella pura espressione di convivialità rinnovata e la voglia di salutare le prime fioriture, il primo verde nei prati.
Anche la tavola è più triste e vuota senza quella ricchezza di piatti e piattini, contesi e pieni di cose buone tipiche della Pasqua.
E poi questo silenzio che galleggia sulla nostra tovaglia colorata: non ci sono discorsi che si incrociano, che si accavallano e si sovrappongono al rituale dei brindisi. Poche grigliate e con pochi pezzi a cuocere perché oggi non ci sono praticamente ospiti.
Oggi stiamo in casa come a Natale e, in parte come durante tante altre feste. Vacanze comprese.
Ci mancherà il disordine allegro delle uova scartate di fretta, la rivelazione della sorpresa, mista al profumo del cioccolato che da il via al palleggio/baratto dei vari gingilli.
Ma quello che ci peserà di più, forse più dei mille divieti e chiusure, è questa oppressione che guasta l’aria tutt’intorno: l’incubo del Covid, le troppe assenze senza ritorno, il timore che niente sarà più come prima, l’indiscutibile divario tra i bisogni della gente e gli stop and go della politica, il sospetto di camminare sulle sabbie mobili, il documentato avanzare di una povertà inimmaginabile fino a poco tempo fa.
Però, nonostante tutto e quasi a rassicurarci che c’è sempre qualcosa di più forte e inalterabile rispetto a questo momento, ecco che fiorisce, insieme a peschi e ciliegi, il ritmo della natura con la sua esplosione di vita. E con la natura c’è anche quel vento che spazza i cieli e che potrebbe ripulirci dal vago torpore che è il vero convitato di pietra alla nostra tavola.