Ormai Roma è la capitale dei cestini gettacarta stradali promessi e mai posizionati. Con cadenza annual semestrale il sindaco Roberto Gualtieri si apre a strabordanti sorrisi e presenta l’ennesimo manufatto studiato per risolvere ogni problema della monnezza da passeggio.
Nell’allegro paradosso dei gettacarta fantasma a noi cittadini pare che le istituzioni dedicate li muovano da una parte all’altra della Città tanto per darci l’impressione di una fattività, in realtà, fittizia. Un’enorme scacchiera su cui i cestini si muovono per una partita infinita. Difatti i gettacarta che erano su via del Babuino sono, in parte, finiti in piazza di Spagna.
Sempre con sorriso dilatato il sindaco Gualtieri ad ogni presentazione comunica i tempi del posizionamento dei nuovi e le sue informazioni sono così precise e puntuali che per un po’ ci abbiamo anche creduto ma, ormai, ogni aspettativa e speranza non trovano terreno fertile.
Vi ricordate i cestini blu in plastica riciclata? Era il 5 dicembre 2023 e il sindaco annunciò anche che entro dicembre ne sarebbero stati posizionati 18.500, con la prospettiva di triplicare tale numero in futuro. Tutto questo nell’intento di rendere omogeneo il panorama della Città in vista del Giubileo. Ma chi li ha visti? e se sono stati avvistati mandateci foto che ne testimoniano l’esistenza. A noi venne spontaneo chiedere, allora, di rendere pubblici i costi dell’operazione, cosa che è rimasta lettera morta; come per tutte le altre fantasiose creazioni.
Non vogliamo rifare l’elenco dei progetti e nemmeno quello dei reali posizionamenti perchè dovremmo aggiungere anche le proposte di innovativi e marziani cassonetti che, ribadiamo, non vede nessuno.
A Roma, pare, che oltre al prototipo per la foto di rito poi non si riesca ad andare oltre. Quindi la Capitale potrebbe diventare un’ immensa distesa di prove e progetti attraverso il cui studio i posteri riusciranno, forse, a valutare i processi mentali e gestionali di chi l’ha guidata in determinati periodi.
Nella ricerca di un briciolo di realtà si impegna la Corte dei Conti con un: “processate gli ex vertici di Ama” quando è emerso che sono stati spesi oltre 43 milioni di euro per affittare i cassonetti (o secchioni, per capirci) che tra il 2010 e il 2015 la municipalizzata ha affittato 28.050 contenitori per i rifiuti per poi comprarli dalla stessa azienda da cui li aveva noleggiati. Doppio costo, doppia truffa, ennesimo extra-costo per i romani.
L’importante è che qualche istituzione super partes cominci a togliere il coperchio dal calderone mefitico del comparto cestini gettacarta, secchioni, mezzi Ama per la raccolta e tutto quello che riguarda la monnezza capitolina.
Esageriamo se chiediamo, nuovamente e reiteratamente, di conoscere i costi di tutti questi “progetti” finiti nella nuvola dell’ipotetico? E i costi li vogliamo vedere nero su bianco e li pretendiamo subito prima del Giubileo