Glasgow e la Cop 26 ad oggi sembrano non risolvere niente e lasciano quel senso di amaro in bocca come solo le grandi incompiute riescono a produrre.
Ben vero che per svoltare decisamente dal modello ecologico attuale ad uno che abbia come punto di arrivo e di ripartenza il benessere del pianeta e delle persone non è sufficiente uno schiocco di dita, né, tanto meno la pura buona volontà e dei progetti a lungo termine.
Troppo lunghi gli anni che idealmente ci separano dalla pace climatica.
Noi che scriviamo abbiamo la coscienza che non vedremo mai i grandi mutamenti e che ben poche soluzioni effettive ed efficaci cambieranno il mondo che ci ospita.
C’era da immaginarsi che a Glasgow e in tutto il mondo libero il popolo dei Fridays for Future avrebbero dato una seria dimostrazione pubblica di quanto sia sentito e dolorosamente percepito il dramma ambientale che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi. Forse 200 mila persone a far da grillo parlante ai potenti chiusi nell’assise di Cop26.
Ma dove portano queste manifestazioni?
Sicuramente ad una maggior sensibilizzazione della catastrofe incombente e forse, ribadiamo forse, ad una punzecchiatura che incalza alcuni dei potenti.
Ma il nocciolo della questione resta invariato perché ogni paese guarda soprattutto a se stesso e al proprio bilancio, che sia fatto di carbone o deforestazione.
Resta poi insoluta la tragedia dei paesi più poveri dove non esiste alcuna coscienza e possibilità di un esistenza che segua alcune regole basiche del vivere occidentale (acqua, pulizia, raccolta dei rifiuti…).
Sono milioni e milioni di persone che campano la vita in baracche senza luce, senza acqua e dove l’unico modo di disfarsi del sudiciume è rappresentato dal falò dove tutto converge e troppo sprigiona.
Non è solo l’infezione quotidiana di Kathmandu (e altre Città severamente inquinate) a distruggere l’aria che respiriamo lo è anche l’infinito baratro di miseria che costringe a sopravvivere indiscriminatamente e pericolosamente un’altra grande parte di mondo.
Fare del proprio habitat un ambiente sano, pulito, e rispettoso del contesto proprio ed altrui è un lusso che solo anni di istruzione e di impegno possono raggiungere.
Ma voi le carrabili mai asfaltate che attraversano il continente africano le avete mai guardate con l’occhio, non del turista errante e imbambolato, ma dell’individuo cosciente dell’orrore della povertà e dell’ ignoranza che imponiamo ad una parte di mondo che nulla sa di Glasgow e delle emissioni generate dalle deforestazioni?
Questa è la vera maledizione che ci deve ricadere in capo, a noi società ricca e intrappolata nei gangli del parlarci addosso e solo pro bono nostro.