Dal Consiglio dei ministri di ieri parte il primo si al così detto “decreto Caivano” o “decreto legge Sud” che prevede norme urgenti in fatto di criminalità giovanile e disagi educativi. Questo decreto, voluto fermamente da Salvini, ribalta in modo complessivo il precedente pensiero che voleva i minori lontani dalla reale e cosciente volontà di delinquere e per questo non punibili con il carcere.
Dopo la tremenda sequela di violenze degli ultimi mesi, l’Italia scopre improvvisamente di covare una generazione di minorenni e minori capaci delle più sordide nefandezze. Ragazzi che girano armati e queste armi le usano senza remore e con la volontà di colpire. L’opposizione parla di repressione e, forse, usando una diversa chiave di lettura, in parte, può sembrarlo.
Ma se dopo decenni di scuola dell’obbligo, di facilitazioni culturali, di bonus, questi giovani sono sempre più allo sbando è evidente che il salvagente statale non ha avuto alcuna funzione educativa e salvifica. Quindi non restano che le maniere più forti tali da instillare nei delinquenti precoci la certezza della pena e l’inasprimento delle norme non solo come punizione ma anche come deterrente.
E finalmente questo decreto punisce quelle famiglie totalmente assenti, se non addirittura farabutte tanto da essere l’esempio vivente del delinquere. Per questi genitori che non mandano i figli a scuola, che mai si preoccupano di dove e con chi sono, che non chiedono ragione sui tanti soldi che molti di loro hanno in tasca, arriva il carcere fino a due anni.
E l’istruzione potrebbe, in qualche modo, essere un punto chiave se fosse basata, non sul solo nozionismo ma anche su attività manuali e sportive, su documentazioni chiare e attraenti sulla vita di altri giovani di altre nazioni, così da tenere i ragazzi il più possibile lontani dalla strada e dalle gang che si aggregano in modo naturale, quasi a ricoprire, alla fine, un ruolo parentale inesistente.
Il problema di queste critiche entità sociali è l’imbuto infernale della quotidiana realtà degradata che non offre e non può offrire né vie di fuga, né riscatto, né modelli ai quali ispirarsi.
Ma qui si apre un abisso senza fondo perchè, quasi sempre, questi genitori deragliati vengono a loro volta da famiglie disagiate nelle quali fin da piccoli non hanno trovato alcun tipo di accoglimento e supporto. Il decreto prevede anche lo stop alla potestà genitoriale se il ragazzo risulta affiliato ad un qualunque clan e il parental control obbligatorio gratuito in tutti i device contro il porno on line. Qui un sorriso è d’obbligo, perchè se parliamo di genitori assolutamente inadempienti, ha del fantascienfico che controllino il cellulare del figlio e che, addirittura applichino la misura restrittiva.
Il decreto, già in Gazzetta Ufficiale, entro breve passerà al Parlamento per la conferma definitiva e sarà passibile di varie modifiche.
Per quanto in sintonia con molti aspetti del Decreto, vogliamo sottolineare che averlo definito come “decreto Caivano” è stata una mossa infelice, razzista e ghettizzante.
Non solo al Sud esistono esempi di criminalità minorile e non solo al Sud esistono clan vogliosi di inglobare mano d’opera giovanile, non solo al Sud esistono periferie e quartieri disgraziati e dimenticati da Dio e dallo stato. Forse vale la pena di manifestare, anche se nelle colpe, un’identità nazionale.