Dimenticati amore e sesso nell’istruzione Italiana

L'Italia è agli ultimi posti in fatto di educazione sessuale nelle scuole. Anche molte famiglie preferiscono non affrontare l'argomento. Da questa "ignoranza" nascono atteggiamenti violenti e la parola affetto e parità di genere vengono cancellate dal loro vocabolario

Ma cos’è l’amore, il sesso, l’affettività e il rispetto dell’altro?

Argomenti ampi e basilari, da spiegare nel modo più corretto perchè correttamente vengano recepiti ed elaborati.

Se ne parla tutti giorni ma, purtroppo non se ne parla a scuola che sarebbe uno dei luoghi più adatti per iniziare a capire uno degli aspetti fondamentali della nostra esistenza e delle nostre future scelte e comportamenti.

In Europa siamo quasi gli unici, ad eccezione di Polonia, Bulgaria e Romania ad aver sempre accantonato l’argomento.

Dopo una serie infinita di proposte e nonostante il protocollo d’intesa fra il Ministero della Salute e quello dell’Istruzione redatto nel 2015 l’argomento sull’educazione affettiva e sessuale resta per le nostre scuole, praticamente uno sconosciuto.

Abbiamo incontrato ragazzi che frequentano le prime classi delle superiori che ammettono che il loro programma prevede 3 ore nel corso dell’anno dedicate all’educazione sessuale.

Questa materia sembra incredibilmente essere ancora un tabù sia nelle scuole che nelle famiglie.

E si, perchè proprio i genitori, troppo spesso sfuggenti, seguendo con attenzione e vicinanza la crescita dei figli, dovrebbero individuare il momento giusto per avviare i discorsi più adatti ad affrontare argomenti tipici della naturale evoluzione dei ragazzi.

Esiste anche una problematica che nasce a livello regionale e che dipende sia dal colore politico della regione stessa che dalla sua cultura storica a volte refrattaria ad accettare l’argomento come piano di confronto.

Naturalmente questa costante impreparazione si riversa sugli adolescenti che vivono in una solitudine perplessa la propria crescita. La disinformazione porta i giovani a cercare delle risposte fai da te che li mette davanti ad un pc su cui passano risposte banali ma anche siti porno capaci solo di trasmettere la comunicazione di una sessualità violenta e anafettiva. Secondo i dati della Polizia postale il 44% dei maschi tra i 14 e i 17 anni guarda video porno on line.

Per ogni età scolare (elementari, medie, superiori) ci sono i modi e le parole per introdurre i vari step del problema ma, come dicevamo prima l’istruzione italiana, anno dopo anno, non affronta il problema.

Teniamo conto che anche da questa disinformazione crudele discendono molti atteggiamenti negativi dei nostri ragazzi: dal bullismo, alle violenze sessuali, dal body shaming, all’incapacità di riconoscere la parità di genere.

Un gravissimo danno che imponiamo alle nostre donne e ai nostri uomini di domani

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