Domenica 3 ottobre la gente dei comuni di mezza Italia, fra i quali anche grandi capoluoghi come Roma, Milano, Torino e Napoli, ha la possibilità di votare e quindi scegliere gli amministratori della loro “rinnovabile” città.
Ma per gran parte della popolazione, circa il 40 per cento, l’appuntamento potrebbe essere inutile e non rispettato.
In un certo senso difficile dargli torto. Infatti la cosiddetta campagna elettorale che dovrebbe convincere a votare questo o quel candidato sindaco è stata, soprattutto per quel che riguarda la Capitale, di un grigiore allarmante. Vorremmo dire persino decadente i cui scricchiolii e ondeggiamenti si erano già captati nelle lungaggini per le scelte dei vari candidati.
Se non ci fosse stato sul finale il ribollire del centrodestra, fomentato dallo scandalo dell’ex media manager di Matteo Salvini, e nel centro -sinistra dalla irrisolta incertezza del rapporto Pd -M5S, il confronto politico è stato pressoché inesistente. A riprova della debolezza dei partiti, che sono riusciti a salvare la faccia e un vago senso di stabilità, grazie a Draghi e alla sua regia.
A livello locale i candidati sindaco, aldilà dei grandi abbracci dei leader nel finale di partita, hanno brancolato in perfetta solitudine senza il vero sostegno dei rispettivi partiti illustrando regolarmente programmi fotocopia e buoni per tutte le stagioni e le bandiere.
Tanto che a Milano e nella Capitale sul finale hanno guadagnato punti i sindaci uscenti, Giuseppe Sala e Virginia Raggi, che si sono ricandidati con al loro attivo anni di governo, più o meno fortunati , che valgono certamente di più dei vuoti discorsi dei loro competitors.
Eppure la svolta comportamentale imposta dalla Pandemia e la minacce climatiche, che necessitano di un drastico cambiamento del processo di sviluppo, imporrebbero, tanto alla guida delle grandi città e che dell’ intero territorio, rappresentanze con “attributi” veramente validi e capaci di accompagnare grandi trasformazioni sociali ed economiche, a partire dalle transizioni energetica e digitale.
Questo doveroso compito ricade sulle spalle tanto dei partiti ormai indeboliti e privi di appeal, quanto di uno annoiato e demotivato elettorato.
Ma, nonostante tutto, dobbiamo pensare positivo e sperare in un successo che valga per tutti, cittadini, politica e imprese, perché questo è quello che ci chiede il regime democratico nel quale viviamo.