Prima che la Bie (Bureau international des expositions) si pronunci sulla scelta definitiva della città cui conferire l’immenso onore e il terrificante onere di ospitare l’Expo 2030 mancano ancora alcuni mesi. Saltata la candidatura di Odessa restano: Roma, Riad e Busan.
Roma conta molto, evidentemente, sull’immagine del suo “succulento” testimonial/gladiatore Russel Crowe. E non è poca cosa, visto quello che stiamo per scrivere.
A Parigi, per sostenere la candidatura capitolina sono volati il presidente Giorgia Meloni, il sindaco Roberto Gualtieri e il governatore del Lazio Francesco Rocca pronti a giocarsi tutte le carte dell’intero mazzo, jolly in prima linea.
Vista la situazione attuale e quasi sicuramente futura di Roma, da oggi al fatidico 28 novembre, giorno della proclamazione del vincitore e se abbiamo un minimo di testa sulle spalle, non ci resta che pregare perchè l’assegnazione di Expo non capiti proprio a noi.
Per rimettere in piedi la Capitale, già da oggi, ci vorrebbe ben altro “direttivo” figurarsi poi per accogliere degnamente i milioni di visitatori che di solito affollano la manifestazione.
Troppi i disastri, fissi e inamovibili, che ci accompagnano senza soluzione di continuità: dagli sfalci mai effettuati, alle strade mai rattoppate e nelle quali si aprono quotidianamente, vuoi per una ragione vuoi per l’altra, nuove voragini; dai parcheggi inesistenti e mai ampliati (vedi Arnaldo da Brescia), al balordo groviglio dei trasporti pubblici; dal delirio venefico della NON raccolta dei rifiuti, alla totale mancanza di vigilanza e di polizia municipale; dalla questione traffico e regole stradali, al proliferare silenzioso e incontrollato dei b&b; dall’assenza pressochè totale dei taxi, al silenzio assoluto sul termovalorizzatore…
E tanto per completare l’opera Roma ha scelto come data di Expo il periodo dal 1° maggio al 31 ottobre (2030) che a memoria d’uomo sono il momento più caldo dell’anno e più facilmente olezzante di monnezza abbandonata.
Quando sono venuti gli ispettori a visionare la nostra Città il Campidoglio si è impegnato come e, diciamo, meglio di un tour operator 5 stelle e ha messo su persino uno spettacolo di cinquecento droni in volo sul Colosseo. Uno show di suoni e luci. Una roba da non credere e di cui, comunque, non sappiamo ancora il costo.
Gli ispettori sono ripartiti felici dell’accoglienza e della stupenda gita.
Ma la Roma di tutti i giorni non è così e non sarà così ed è bene che lo sappiano.
Certo Gualtieri, a meno di una svista colossale non sarà più sindaco quindi, se vogliamo la manifestazione lo tocca di striscio e oggi può sentirsi libero di aprire tutti i cantieri che vuole e mettere in piedi tutti gli ambaradan che più gli piacciano, tanto a togliere le castagne dal fuoco ci dovrà pensare qualcun altro.