L’aggressività e la violenza verbale sembrano diventate a tutti i livelli di età e di classe sociale un ben radicato modo di comunicazione. Abbiamo sempre colpevolizzato i giovani e la loro espressività in continua involuzione come se fosse la manifestazione di un linguaggio malsano e violento che è lo specchio di un mondo in caduta libera. I trapper, i social, i miti negativi hanno ferito brutalmente il nostro comune senso di quello che è civile. Certo molti giovani (e non solo) vanno giù pesanti e con facilità li vediamo passare dalla violenza verbale alla violenza fisica.
Il linguaggio offensivo nasce da molto lontano, possiamo dire da quando l’uomo ha iniziato a relazionarsi con i suoi simili e quindi ha avuto la necessità di colpire l’altro in modo succinto e dispregiativo. Se pensiamo agli antichi romani troviamo tante di quelle parolacce da far arrossire un qualsivoglia maranza. Non solo le pronunciavano ma anche le scrivevano e questo le ha fatte arrivare fino a noi.
E oggi? Possiamo scandalizzarci quanto vogliamo ma è sotto gli occhi di tutti che la volgarità e l’ostilità verbale sono passate in tutta fretta dalla strada ai piani alti della politica con risultati che, in mondovisione, hanno spaccato ancora di più l’instabile equilibrio che stiamo vivendo.
Ci riferiamo, ovviamente, al disgraziato incontro tra Trump e Zelensky; tycoon il primo, presidente/questuante l’altro di un paese aggredito anni fa per una riminiscenza zarista dell’immarcescibile Putin. Un incontro sbagliato dove tutti hanno detto e fatto l’esatto contrario di quello che era all’ordine del giorno. Chi dei due presidenti ha innescato per primo la miccia del vergognoso epilogo? Ogni opinionista (ruolo che ormai non si nega a nessuno) si è precipitato per dire la sua in un bailamme di idee e ideologie che ci ha fatto dubitare del nostro giudizio critico; fatto sta che tirate le somme questo show ha deciso che non ci sono stati nè vincitori nè vinti. Trump presidente, col linguaggio del corpo ha dimostrato, fin da subito, una totale insofferenza per l’incontro, JD Vance (vicepresidente) non è stato da meno e Zelensky, seduto in pizzo alla poltrona, ha dato la sensazione di non essere affatto a suo agio e optando di parlare in inglese che non è la sua lingua ha dimostrato maggior fragilità di quanto non dovesse. Ha scelto di reiterare con discorsi di guerra e di nuove ulteriori necessità dell’Ucraina, tirandogliela agli USA per le sofferenze di un possibile attacco russo.
Insomma un errore dietro l’altro e un disprezzo verso i presenti che hanno dimostrato di quanto poco self control fossero dotati i 2 presidenti. I toni si sono alzati, come in una qualunque contesa di piazza e le mani di Trump hanno cominciato a vorticare come mulini a vento, a Zelensky vorticava altro visto che ha usato il solo labiale per lasciarsi andare ad una imprecazione di quelle solenni. Una disfatta storica della politica e l’estremo saluto al politically correct. 40 minuti che, oltre a cambiare gli equilibri fra i due stati, hanno aperto la porta ad un linguaggio istituzionale non più ambiguamente garbato ma ad uno nuovo collerico e impetuoso, forse più reale, ma contrario alla diplomazia e all’intesa.
PS: oggi il presidente Trump Trump sospende gli aiuti militari all’Ucraina, Kiev: ‘Pronti a firmare l’accordo sulle terre rare’