Il Sanremo deformato

Tutto ha fatto audience in questo snaturato Sanremo. Dalla furia di un Blanco qualsiasi alla sfuriata inutile di un Fedez mascherato dai tatuaggi. Troppe commistioni che non c'entrano nulla con un festival della canzone. Un plauso al compostissimo Presidente Mattarella

photo credit: pagina Facebook Festival di Sanremo

Si può scegliere di vederlo o non vederlo, Sanremo, ma non si può non parlarne. Perchè da quando è nato il Festival ha avuto una missione ben definita (oltre alle canzonette): far parlare di sè, sempre e comunque, e dividere gli italiani in faziosamente pro o faziosamente contro.

73 edizioni, ognuna con una polemica essenziale ed esclusiva che si è modificata durante gli anni, i tempi politici e il cambiamento degli italiani.

Agli inizi era l’emblema di una kermesse musicale dove cuore e amore erano la rima più affidabile, un tripudio di fiori, gli abiti delle cantanti realizzati con km di tulle e taffetà per far sognare un Paese appena uscito dalla guerra. Quanta Italia vedeva Sanremo proprio e solo per la scenografia e poter dimenticare che quasi tutti noi avevamo portato per anni i calzini bianchi e le scarpe con la zeppa!

Passata quella sbornia collettiva siamo stati travolti da una serie di Sanremi smorti, ingessati e soporiferi senza un minimo di attrattività.

Ora è cambiato il modulo del festival e i presentatori sono diventati soprattutto intrattenitori di lungo corso tanto da riuscire a risollevare le sorti della manifestazione che si dava per spacciata.

Ospiti, personaggi famosi, belle e gloriose star sempre agghindate per lo strabilio dei nostri occhi e capaci di scendere, con tacco e plateau impensabili, la tragica scala.

Per questa edizione l’abbinata Amadeus/Gianni Morandi si sta rivelando vincente anche se un calcio nel …dice Feltri  rivolto allo stragista di fiori dal dolce nome di Blanco ci sarebbe stato giusto giusto. Anche Fedez avrebbe meritato un bello stop a metà “canzone” assolutamente non prevista…e così via compagnia cantando, lasciandoci incerti se dallo schermo stessimo assistendo ad un Festival canoro o ad una innovativa manfrina politica.

Già, perchè con tutti i monologhi /civil/socio/politici il palco dell’Ariston si sta trasformando in una vetrina buona per lo scontro tra progressisti (?) e conservatori. Mala cosa questa, non richiesta, fuori luogo e contesto, più adatta ai talk show che non a un palco musicale.

Una metamorfosi, un escamotage fra cui si inseriscono delle canzoni che forse, e lo dice una che capisce pochissimo di questa materia, dureranno poco, subito bypassate da consorelle sempre più grezze e indecifrabili.

Un plauso va sicuramente al Presidente Mattarella che da vero gentiluomo ha fatto la sua apparizione per onorare il 75° anniversario della Costituzione recitata con qualche toppa dal declamatore nazionale Benigni.

E se ci faceva stranire un Presidente a Sanremo, Mattarella ci ha subito rimesso al nostro posto delineando con compostezza la linea, ora troppo sottile, fra intrattenimento e cultura.

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