In Lazio crolla la produzione di olive

Poche olive arriveranno, quest'anno, ai frantoi. Il troppo caldo e la grande sete hanno messo in ginocchio la produzione laziale. L'olio sarà poco e molto forte per il palato di tanti

Il grande caldo che dura da mesi unito alla mancanza di pioggia stanno mettendo una seria ipoteca sulla produzione olearia di questo 2022.

Ormai appare evidente che ben poca raccolta raggiungerà i frantoi mettendo così in ginocchio una delle eccellenze del Lazio. Un crollo di produzione che potrebbe aggirarsi addirittura fra il 50 e il 70%, è l’allarme di Coldiretti.

La fioritura era stata eccellente e aveva fatto sperare in un’annata capace di far dimenticare, in parte, quella tragica del 2021 quando il gelo di primavera aveva bruciato gran parte del raccolto.

Ma la grande fioritura si è tramutata in una grande delusione perchè le alte temperature e l’assenza totale di precipitazioni hanno bruciato i fiori e impedito l’allegagione.

Può sperare in qualcosa di più positivo chi usa l’irrigazione, cosa più che rara e di non facile gestione vista la carenza di acqua. Quindi solo chi ha pozzi propri e irrigazione a goccia può incrociare le dita.

Ora bisogna sperare che il meteo dia una tregua favorendo precipitazioni sostanziose e tranquille.

Il Lazio vanta oltre 68 mila ettari destinati ad uliveto e più di 300 frantoi, mentre le aziende del settore sono circa 67 mila. Un indotto che rende la situazione ancora più drammatica con ripercussioni ad ampio raggio se pensiamo che stiamo parlando di un giro c’è un giro d’affari che vale quasi 52 milioni.

L’olio romano con il suo inconfondibile colore e sapore ha ricevuto anche il riconoscimento da parte dell’Unione europea del marchio Igp, l’indicazione geografica protetta; una ragione in più per soffrire dell’attuale produzione in gran parte perduta.

Probabilmente anche le qualità organolettiche dell’olio prodotto ne risentiranno rendendone più difficile l’apprezzamento del pubblico e quindi la vendita. Sarà un olio forte, più amaro e più piccante.

La situazione attuale sembra quasi una contraddizione con quanto storicamente accomunava il Lazio e la coltura dell’ulivo.

Inizialmente si pensava che il Lazio fosse un terra quasi troppo piovosa per dare spazio a questa coltivazione oggi invece vediamo la terra riarsa e le poche olive cadere per la siccità.

L’agricoltore vive con un occhio al terreno ed uno al cielo per timore delle bombe d’acqua che con la loro violenza e la grandine che spesso le accompagna finirebbero per distruggere quel poco di raccolto che resta

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