Una nebulosa eterogenea di manifestazioni si è ormai impadronita delle nostre piazze.
E li si mescolano in modo disordinato: no vax, destre più o meno estreme, no pass, io apro, infiltrati e sussulti, dai grandi numeri, di antifascismi.
E’ un gioco disorientante e pericoloso che ci riporta alla mente un passato faticoso che illusoriamente avevamo accantonato.
La piazza è di tutti, inutile negarlo, ma non si può permettere che pochi tribuni ne facciano scempio con il chiaro intento di rimestare le carte, confondere anime e ideologie, con la netta consapevolezza che dalla massa scalmanata non può sortire nulla di effettivamente concreto.
Partono i pullman e i treni speciali ma il ritorno sa di scampagnata e di infrazione a tutte le regole imposte.
Queste “aggregazioni” di masse è come se nascessero e si basassero solo sull’effetto emulativo.
E noi, che ci basiamo sul pensiero concreto ci perdiamo con fastidio in questi fanatismi che distorcono il relativo equilibrio raggiunto con la presenza di Draghi..
Nessuno vuole tornare agli idranti sparati sui manifestanti ma possiamo sempre ricordare le 51 settimane di braccio di ferro tra la Thatcher e il potente sindacato dei minatori.
Vinse il Primo Ministro, vinsero i getti d’acqua.
Ora, se c’è una ragione valida e motivata per rintuzzare la piazza anche la libertà sociale ha una sua logica comprensibile e forse condivisibile ma, se l’andazzo è quello della mistificazione e dell’occupazione, soprattutto, della Capitale per una pura ribalta momentanea e propagandistica, il gioco non vale e varrà sempre di meno perché lo spazio che le manifestazioni sottraggono ai cittadini chiede di essere rispettato e restituito al suo significato più vero e societario.