La Tuscia grida: basta noccioleti

Spariscono i grandi olivi e l'impareggiabile olio della Tuscia a favore dell'impianto sfrenato delle nocciole che dovrebbero rendere molto di più. Ma è ancora vero? E intanto la campagna cambia immagine senza una vera logica di coltivazione

La terra di Tuscia si ribella all’alterazione sistematica di quella che è stata da tempo la sua cultura base: l’olivicoltura.

Ormai i giganti secolari devono lasciare il posto a lunghissimi filari di nocciole che, nell’arco di 3/4 saranno produttivi.

” Basta con le nocciole che sostituiscono gli ulivi. Non è più accettabile né tantomeno sostenibile. Faremo di tutto per impedirlo”. È l’appello lanciato dal presidente del Biodistretto della via Amerina Famiano Crucianelli, durante l’incontro “Gli ulivi patrimonio della Tuscia”.

L’ulivo è storia, bellezza e sostentamento di questo pezzo di Lazio.

Ma poi arrivò il giorno in cui alcuni grandi colossi, soprattutto dolciari, si resero conto che il terreno particolare, le infinite distese di campagne e le offerte vantaggiose ebbero la meglio sulla storia agricola della zona.

Ricordiamo che l’olio della Tuscia è da sempre considerato di alto livello e contiene una forte componente di polifenoli che contribuiscono innegabilmente alla nostra salute. Ma con le quote comunitarie siamo inciampati in un ostacolo che nessuno poteva prevedere e intanto altre nazioni (Spagna…) si sono focalizzate proprio su questa produzione gestita con modernità e tempi di gestione ben diversi dai nostri.

E  così i noccioleti avanzano, indisturbati, anche fra i piccoli agricoltori che pensano di aver fatto l’affare della vita.

E per alcuni anni l’andamento dei ricavi ha dato loro ragione ma poco a poco il margine economico si è sempre più assottigliato e a fronte di un grande impegno agricolo il coltivatore porta a casa sempre meno.

Questo lo dobbiamo ai grandi “compratori” che si rivolgono in gran parte ad altri mercati, di minor qualità ma anche e soprattutto di prezzo più basso. Tanto se le nocciole non sono proprio ottime, tranquilli  quando diventano creme spalmabili, non se accorge nessuno.

E non dimentichiamo un capitolo fondamentale in agricoltura, che affidare la nostra terra ad un solo tipo di piantagione può essere pericolosissimo perchè la monocoltura spinge, quasi sempre e in tempi variabili, all’insorgere di malattie tipiche e difficilmente aggredibili.

Dice l’assessora all’Agricoltura, Enrica Onorati che la Regione Lazio liquida 32 milioni di euro di anticipi sulle misure del Programma di Sviluppo Rurale. Noi uomini della terra e delle piante ci speriamo davvero tanto.

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