Non illudiamoci, le migliaia di buche sulle strade romane ci sono e ci resteranno ancora per un bel po’ di tempo.
L’appalto che doveva assegnare i lavori di ripristino a partire da maggio si è rivelato così mal congeniato da non poter trovare un vincitore.
Quindi tutto da rifare con la manutenzione, che se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe iniziare all’inizio dell’autunno periodo trafficato al massimo con la riapertura delle scuole e la fine delle vacanze. Già questa disorganizzazione è il chiaro sinonimo di quanto poco attento e fattivo si stia dimostrando il Campidoglio delle cui iniziative davvero essenziali non si sa praticamente nulla.
E’ davvero impossibile far arrivare agli utenti un programma di massima con la specifica delle opere previste e preventivate in un certo lasso di tempo?
Le nuove proposte arrivano con una certa frequenza ma, senza una base davvero credibile e solida sanno di aria fritta.
E così va anche per il dissesto della rete viaria di tutta Roma.
Si parla tanto del nefasto Corso Francia che provoca morti e incidenti senza precedenti.
Ma la Flaminia e la Cassia con il loro asfalto tutto smangiato dove non servono i limiti di velocità perchè per non ammazzarsi bisogna andare di conserva a passo ridotto e i vicoli del Tridentino dove anche la pipì di un cane diventa stagno e dove si deve camminare con gli occhi bassi per non rischiare cadute e fratture?
II Codacons, ad esempio ha stimato che su 8 mila chilometri di strade capitoline ce n’è una buca ogni 15 metri. Un record assoluto.
Pare che l’asfalto sia crepato nell’82% delle strade e che 69 cittadini per ogni cento chilometri di strade, denunciano il Comune per farsi risarcire.
Premettendo sempre il famoso “si dice” pare che fra il 2016 e il 2020 l’Adir, l’assicuratore del Campidoglio, abbia dovuto liquidare per sinistri dovuti a cattiva manutenzione stradale quasi 6 milioni di euro. Con queste cifre ci vien facile capire come il bilancio della Città sia eternamente in rosso.
E pensare che gli antichi romani hanno intessuto un intreccio di strade che ha attraversato mezzo mondo, che ancora resiste ed è vero un vanto per la Nazione. E ora la decadenza. Anzi lo sfacelo.
Certo Roma è la capitale che può vantare il più pesante traffico di superficie non potendo beneficiare, praticamente, di una rete di metropolitane tale da alleggerire lo scorrere ininterrotto di auto, mezzi di trasporto, carico e scarico merci e questo non fa altro che gravare su un manto stradale decisamente inadeguato.
In ogni bando viene citata la clausola “a regola d’arte” che evidentemente per la Capitale ha un significato aleatorio e discrezionale.
Il grande bluff del risanamento stradale si risolve nello stendere il vergognoso e meschino tappetino di tre centimetri di bitume a copertura (temporanea) delle voragini. Nessuna opera strutturale e strutturata viene prevista.
Quindi il vecchio detto: “E’ peggio il taccon del buso” può tranquillamente entrare nella vulgata quotidiana di Roma.