Lentezza, la regola del nostro domani

Troppo stress ci ha mangiato l'anima e il vivere. Adesso dopo il lock down dobbiamo cambiare con maggior coscienza di noi stessi e della nostra irripetibile esistenza

Di base ci sono state le lunghe lezioni di lock down che hanno rivoltato profondamente il nostro modo di vedere la vita, le grandi assenze che il Covid ci ha inflitto, le solitudini sconosciute, le ore e i giorni da riempire in modo del tutto nuovo.

Da questi ingredienti siamo usciti con ben altra coscienza di noi stessi e dell’importanza della nostra esistenza.

Di colpo non abbiamo più avuto l’onere di rincorrere le lancette di un implacabile orologio e pur impegnati nei rispettivi compiti il respiro si è fatto più calmo e noi più tranquilli.

Senza prendere la forma del divano siamo sempre stati presenti ai nostri doveri e questo ci ha fatto apprezzare la casa diventata, finalmente, il guscio tranquillizzante delle numerose giornate.

Chissà, forse, avevamo corso troppo, forse il dinamismo (in senso negativo) aveva preso il sopravvento imponendo delle modalità quotidiane che esaminate a mente fredda erano assurde.

Forse abbiamo passato troppo tempo “fuori giri”.

Ecco dal lock down abbiamo, forzatamente imparato un nuovo modo di guardarci allo specchio fiutando un’aria nuova per un’esistenza nuova.

Molti libri ci sussurrano quanto valga una pizzico di lentezza nella nostra giornata. Dal classico Elogio della lentezza all’Arte della lentezza e via così fino alla stupenda Storia di una Lumaca di Luis Sepulveda.

Lentezza che sa di pacatezza, di maggior rispetto per noi stessi e per gli altri, di respiri profondi e consapevoli. Niente a che fare con la pigrizia che annichilisce e riduce l’uomo al proprio disonore e disamore.

Via da noi immaginare la lentezza come un freno al fare, all’essere e alla carriera.

C’è spazio per tutto: un piede avanti all’altro di buona lena ma, non di corsa e col fiato corto.

Un film mi ha dato un senso di angoscia, tanto da non poterlo guardare fino in fondo: The Wolf of Wall Street. Tutte le scene parevano accelerate e anche il parlato era precipitoso e ossessivo. 3 ore a un ritmo impressionante che mai vorremmo davvero vivere.

Anche perché quel bruciare le tappe per poi precipitare ci dovrebbe aprire gli occhi su quanto poco valga l’affanno continuo che finisce nella disfatta più totale.

Lasciato da parte il film in sé il succo che ne esce è l’assoluta, indiscutibile importanza della qualità della nostra vita che dovrebbe essere sorseggiata e non buttata giù in una sola breve sorsata.

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