L’orsa assassina è libera di colpire ancora

Il ripopolamento degli orsi in Trentino abbandonato a se stesso ha provocato la morte del runner Andrea Papi. Il Tar rifiuta l'abbattimento dell'animale giudicato, da tempo, pericoloso. E il territorio non è più libero per gli uomini che lo abitano da sempre

La storia sanguinaria dell’orsa Jj4 non può finire con decisioni non prese, interventi di associazioni animaliste e tavoli di lavoro.

Per quanto ci riguarda resta il fatto che l’animale ha ucciso un uomo e che dopo altre aggressioni è stata più volte definita pericolosa.

Andrea Papi era un uomo che la natura l’amava, la rispettava e la viveva così come si vive il mondo nel quale si è nati.

Ma il TAR del Trentino non l’ha pensata così e per ben due volte ha respinto la richiesta di abbattere l’animale, decisione che ha creato tutta una serie di polemiche tra il politico e l’ambientalista difficile da sanare. Ma in questo profondo disaccordo pare quasi che la morte di Andrea passi in second’ordine e che ben pochi moti di pena e pietà stiano ad indicare che la nostra sensibilità e la nostra solidarietà siano solo dei proforma, incapaci di difenderci l’un l’altro.

Certo ci sono stati errori nel ripopolamento della comunità animale e nella cura della sua crescita esponenziale che ha fatto di una scelta animalista corretta un elemento di pericolo e di morte.

Chi, del paese di Caldes si sentirà la voglia e il coraggio di percorrere quei sentieri boschivi che da sempre sono stati l’habitat naturale degli uomini?

Il parco di Yellowstone è lontanissimo e Yoghi e Bubu sono orsi simpatici e amicali ma di pura fantasia da cartoni animati.

Questo è l’errore che commettiamo quotidianamente: immaginare che tutti gli animali siano più amici dell’uomo dell’uomo stesso e che quindi debbano avere un trattamento che non deve mai tener conto della loro indole e della loro natura selvaggia.

Crediamo, sbagliando grossolanamente, che il processo di antropizzazione valga per tutto il territorio e per tutte le specie che lo abitano.

Roma, ad esempio, tocca con mano e con apprensione l’invasione di cinghiali ed ora anche di lupi senza che le autorità facciano niente di concreto per proteggere l’incolumità e la realtà dei cittadini. Questo lassismo sa di pura incoscienza che si ripercuote sulla qualità di vita dell’uomo.

Mentre la caccia resta libera e aperta per molti mesi all’anno con conseguenti stragi di volatili stanziali o di passo, l’intervento selettivo e salvifico, in casi specifici, viene combattuto e ripudiato con una sorta di irresponsabilità che sa tanto di posizione di facciata.

…la Fattoria Padronale divenne così la Fattoria degli Animali…vennero stilati i comandamenti e il primo e più importante diceva: “Qualunque cosa cammini su due gambe è un nemico. Qualunque cosa cammini su quattro zampe o abbia le ali è un amico”.
(George Orwell – La Fattoria degli Animali)

 

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