Le aziende agricole del Lazio sono nuovamente in ginocchio. La scorsa stagione è stata vanificata dalle gelate primaverili che hanno ridotto a zero, in molti casi, i raccolti.
Ora al rincaro, spesso ingiustificato, di bollette e carburante si aggiunge il rialzo insostenibile di concimi, sementi, fitofarmaci e di tutto quello che occorre per nutrire campi, colture e allevamenti.
Sempre più spesso l’agricoltore si sente rispondere che il prodotto richiesto è esaurito o è irreperibile per ritardi nelle consegne.
I carichi provenienti da Ucraina e Russia, oltre allo stop in risposta alle sanzioni UE, sono bloccati dalla guerra nel Mar Nero e rischiano anche di degradarsi.
Oltre ai prodotti per la terra sono in grave crisi anche i mangimi che uniti al blocco del mais possono decretare la chiusura di molti allevamenti. Se la farina di mais fino a poco fa costava 24 euro e ora è arrivata a 42 ed è evidente che tutto il settore agroalimentare si trova davanti ad una gestione irragionevole.
Il direttore della Confagricoltura di Latina, Mauro D’Arcangeli dice: «Ci saranno serie difficoltà di approvvigionamento. Ora capiamo perché nei mesi scorsi la Cina ha fatto scorta di grano, mais e sementi».
All’opposto le nostre associazioni di categoria non hanno avuto la vista così lunga e non hanno, nemmeno, pensato di allertare gli agricoltori perché facessero un minimo approvvigionamento. Non hanno saputo prevedere per far si che si potesse provvedere in tempo utile.
Il ministro dell’agricoltura Patuanelli arriva a dire che di fronte alla gravità della situazione e nonostante la sua visione divergente forse ci si dovrà inchinare, temporaneamente, alla possibilità di limare determinati freni giustamente imposti dalla UE e guardare, nostro malgrado, agli OGM pur di non chiedere al comparto il sacrificio estremo di abbattere gli animali o di abbandonare le coltivazioni.
Altro capitolo tanto grave quanto odioso è quello dell’accaparramento di quei prodotti necessari per far marciare l’agroalimentare da parte dei rivenditori che poi potranno rivenderli a soggetti che, con l’acqua alla gola, pagheranno qualsiasi cifra pur di non vedere andare in fumo l’attività.
Questo orrido giochetto non farebbe altro che ripercuotersi a cascata sull’intera filiera fino a toccare in modo insostenibile la nostra tavola.
Se da più parti si alzano i toni e si chiedono subito mozioni contro il rincaro dei carburanti non si capisce perché gli enti preposti non facciano al più presto la stessa cosa a favore della nostra filiera agroalimentare.
La situazione è gravissima e si somma alla constatazione che è già il tempo dei lavori nei campi, che il meteo è sempre più contrario e l’attacco dei diversi parassiti impone una cura ogni anno più attenta e mirata.