Si manifesta e subito dirompe su ogni media la rivelazione di portata storica delle iperboliche capacità linguistiche del Sindaco Raggi.
Effettivamente agli Italiani, politici o meno, non va tanto a genio di lanciarsi nell’uso di lingue che non siano più che nostrane.
Così l’exploit della Raggi sparato con le ultime cartucce rimaste ci lascia basiti.
Il fatto è che la fanciulla ha studiato ed è persino laureata (cosa molto rara fra i nostri politicanti) e così, con le forze restanti, si esibisce in uno speach da Cannes che sorprende tutti.
L’assurdità sta proprio nella nostra sorpresa e nel clamore mediatico che ne nasce.
Ma a ben pensarci e, Draghi permettendo, pare prevedibile e logico che una professionista/politica di anni 43 conosca quella che è diventata la lingua per eccellenza everywhere.
L’idioma della perfida Albione dovrebbe partire dai banchi di scuola (se non prima) e proseguire l’iter d’approfondimento con il correre del percorso scolastico.
Ma questo in Italia non avviene e la non conoscenza della lingua inglese ci relega nel remaque dello storico frame di Totò e Peppino a Milano.
Però, ahimè, anche un’altra considerazione si fa strada nei nostri pensieri più severi e concreti: guardiamo con la morte nel cuore lo stato di sfacelo che tormenta Roma e la sensazione che da questo buco nero forse ne usciremo da qui all’eternità. Mai peggio di ora.
Mai il Campidoglio è stato così arroccato in una posizione di totale assenza, rispetto alle necessità e alle disgrazie della nostra Città. Ma nemmeno, per un attimo, un sentimento di pena e un briciolo di dignità ha smosso gli anni di governo della Raggi!
Detto questo vien da chiosare che, visto il profondo disimpegno di chi doveva condurre Roma con la diligenza del buon padre di famiglia, di tempo vuoto ne abbia avuto talmente tanto da poter perfezionare non solo la lingua inglese e lo spagnolo ma a pioggia tanti altri idiomi.