Alla felicità della nascita è subentrato dopo poche ore il grandissimo dolore per il decesso di Carlo Mattia, il neonato morto, dopo soli 3 giorni di vita, all’ospedale Sandro Pertini di Roma.
Le vere cause della morte non sono state ancora accertate e questo impedisce di fare un’analisi completa e sicura della tragedia.
Ma è certo che quanto accaduto ha sollevato, oltre all’onda dei sentimenti, un’infinita serie di commenti tutt’altro che positivi sull’assistenza post parto di cui mamme e bimbi sono fatti oggetto.
Su tutti si alza il grido delle neo mamme che unite invocano: “Non lasciateci sole”.
Dopo il parto, la stanchezza fisica e psicologica, i dolori, il senso di inadeguatezza e in qualche misura anche il timore del futuro per i compiti che le aspettano e la necessità di avere rapporti parentali e anche di aiuto rendono le madri molto fragili e bisognose di riposo.
La pratica del rooming in ((sistemazione del neonato nella stessa stanza di degenza della madre) da anni messo in atto in tutto il mondo è una prassi tanto positiva quanto pesante, in alcuni casi, per una partoriente che non l’accetta per la troppa stanchezza e che richiede comunque il supporto di personale sanitario sempre presente.
Quindi non è e non deve essere un’imposizione che può imporre alla madre cicli di veglia estremamente pericolosi per sè e per il piccolo.
Certo la carenza di personale sanitario rende tutto più complesso e l’assistenza continua al rooming in può diventare un aggravio dei compiti che il personale ha in mansionario tanto quanto è impegnativo il trasporto dei vari neonati dal nido alla camera della mamma.
Solo fra 60 giorni si avrà l’esito dell’autopsia e solo allora si potranno capire le reali ragioni della morte del bimbo. Per ora c’è chi parla di soffocamento dovuto al peso della madre che si era addormentata durante l’allattamento, altri parlano di uno di quei tremendi casi di morte in culla, certo è che la mamma è risultata negativa all’assunzione di farmaci o droghe tali da offuscarne i movimenti.
Anche Chiara Ferragni, molto toccata dalla vicenda, si sente, da mamma, di dire la sua: “Anche io ho rischiato” e ha mandato due storie sul suo profilo social per sensibilizzare i suoi follower sui problemi che incontrano le partorienti “sempre lasciate sole…”