Non basta il cordoglio, nè un conteggio che non potrà mai essere preciso per sanare l’enorme vergogna dell’ennesima tragedia del mare avvenuta davanti alle coste crotonesi; perchè i cadaveri arrivati sulle spiagge o persi per sempre fra le onde non sono certo i primi e non saranno gli ultimi di questa catena disumana che riempie, giorno dopo giorno, i barconi, scatena le diatribe fra i paesi della UE, arrichisce gli scafisti e fa del Mediterraneo un mare-cimitero.
A quanti naufragi deve assistere ancora il mondo intero? quanti profughi può ancora accogliere e stabilizzare questa nostra penisola che ha il solo torto di essere, con il suoi 7.000km di litorali, l’unica vera costa fruibile per tutta l’Europa?
Non si può certo dire che pur, se fra mille difficoltà e accuse, alcuni governi italiani non abbiamo cercato di dissuadere le partenze dai classici paesi d’imbarco.
Ma ormai si parla anche di criminalità organizzata che ha scoperto un nuovo modo di far rete e soldi; e lo sappiamo bene che contro le strutture “mafiose”, soprattutto se interconnesse e operanti su altre terre e con altri sistemi e agganci “gestionali”, il nostro potere può fare ben poco.
Se un’Europa esiste veramente e vuol guardare al di là della sola moneta unica deve convergere sotto un’unica bandiera ideale fatta di intenti e operatività. Messi da parte i troppi e, a volte sterili, incontri di gruppo, è imperativo che gli stati membri accantonino i sovranismi e i timori di colonizzazioni al contrario fino a che, come afferma il presidente Sergio Mattarella “La Ue assuma responsabilità di governare il fenomeno migratorio”, e aggiunge la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola: “Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora. La Ue ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione”. Ma questo sembra un argomento insormontabile perchè nessuno è veramente indenne da un sotteso razzismo e dal timore di una strisciante e quasi indecifrabile invasione di culture, religioni e comportamenti troppo lontani dai nostri.
In sostanza questi disperati scappano da fame e guerra ma finora poco si è fatto per aiutarli a ricostruire la vita là dove sono nati e a loro non resta altro che sfidare il mare e la sorte spesso ben più di misera di quanto avessero immaginato