…”quel bolide sfrecciava dalla sera prima”…tanti l’hanno visto, tantissimi l’hanno sentito eppure dall’enclave ricca e fortunata del comprensorio di Casalpalocco pare non sia partita nemmeno una telefonata alle forze dell’ordine. Nemmeno una richiesta per un intervento che forse avrebbe salvato, poi, la vita del piccolo Manuel. Cos’è stata connivenza, cecità o puro menefreghismo? Fatto sta che le cose sono andate come tutti sappiamo e con il placet occulto di una società ormai integralmente lassista.
E’ stato scritto e trasmesso di tutto e di più ma, passato al setaccio il materiale, ci accorgiamo che tutti si sono fissati esclusivamente sulla dinamica del dramma, sulla sottomissione dei 4 (o 5) youtuber ai social e ai like e sulla loro dipendenza dalle presunte sfide estreme.
Eppure dovremmo avere il coraggio di dire di più e di prendere posizioni più radicali: alzare per legge l’età per poter aprire un profilo you tube, controllare che non sia dannoso per sè e altri, valutare da chi e come arrivano questi “premi in denaro” che spingono i ragazzi a osare sempre di più, evitare che il mondo virtuale sia il vero e unico mondo che i giovani conoscono e frequentano.
Questi immaturi, vuoi per mancanza di educazione, vuoi per mancanza di valori e di vera affettività corrono il serio rischio di vedere interrotta la loro crescita e quella del loro futuro.
Figli abbandonati sull’orlo della maturità da genitori irrisolti e mai veramente pronti ad essere guide di altre vite. Per questi procreatori falliti quanto e forse più della loro prole assassina (rif. Casalpalocco) un omicidio stradale equivale ad “una bravata” che, probabilmente i soldi potranno sanare.
Ma noi ci opponiamo con tutta la nostra forza e la nostra coscienza ad un mondo abitato da gente simile, senza più struttura umana e capace, per di più, di seminare il nulla micidiale nel quale vivono.
I ragazzi sul Suv assassino non hanno scusanti e tutti e 4 sono corresponsabili, nella medesima misura, della folle sfida fino al suo esito mortale.