Ragazzi-killer, che uccidono in solitudine

Stiamo assistendo ad una escalation di delitti senza senso, brutali che colpiscono in solitudine. Magari 2 solitudini che in un attimo passano dall'essere estranee all'omicidio. Noi puntiamo il dito su molte famiglie inadatte all'educare e pronte a proteggere il figlio killer fino a diventarne complici

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Era un bravo ragazzo, salutava sempre e ringraziava, davvero una persona educata e la famiglia pure, senza problemi, col loro lavoro e l’orgoglio della propria abitazione, lui il classico ragazzo della porta accanto con due genitori sempre attaccati a quel figlio e pronti ad aiutarlo e proteggerlo in qualsiasi occasione…

Questo è ormai un incipit così comune da esserci venuto a noia e che, poi alla fine, potrebbe dire tante cose ma in realtà non dice niente. Perchè nei casi degli omicidi senza senso cui stiamo assistendo, la realtà si riduce ad una vetrofania ingannevole fatta giusto per deformare una realtà ricca di follie nascoste e connivenze parentali.

Da Roma a Rozzano passando per Napoli e per paesi, periferie e grandi città, parliamo di ragazzi/e che girano col coltello in tasca pronti fin dalla mattina, forse più all’attacco che alla difesa.

La questione delle baby gang non accenna a decrescere, ma quella che ultimamente riempie le TV e i giornali, è una metamorfosi della violenza che non ha bisogno di complici e si sfoga ed esaurisce nella solitudine, quasi nella segregazione di un se stesso che nessuno conosce e vuole ammettere.

Ragazzi giovani che, magari hanno lasciato la scuola, senza modelli, senza sogni, senza volontà; ragazzi che si trascinano e che, come lupi solitari, escono di notte e di notte colpiscono, perchè col buio tutto sembra quasi irreale e meno drammatico. Ma, alla fine, l’attacco omicidiario è autentico e mortale. Senza senso, nè scontri precedenti, spesso un atto fra sconosciuti, un attimo di follia assurda.

Poi, nel caso di Rozzano, l’assassino, a casa, cerca di spiegare l’accaduto ma il padre non gli crede e da la colpa della tragedia ad altri. Ma intanto la mamma lava subito i jeans sporchi di sangue  perchè credono che via il sangue via la colpa. E questi genitori da iperprotettivi diventano conniventi nell’omicidio, tanto ciechi da accompagnare l’assassino ad un treno con destinazione di un altrove lontano e lungo la strada gettare in un cassonetto il coltello mortale ancora sporco.

Dite quello che volete ma la colpa di tanti di questi agguati non può e non deve essere comodamente addossata all’uso indiscriminato dei social, delle droghe, alla mala mala movida, alla scuola che, per com’è ora è puramente nozionistica. Qui la colpa è dei genitori che pur di poter cullare all’infinito il figlio non riescono a trasmettere alcun valore nè ad imporre chiari termini di comportamento. Genitori-balia assolutamente impreparati e neghittosi nell’educare; genitori che andrebbero processati come correi per le malefatte dei figli delinquenti.

E colpa ne ha tanta anche l’applicazione della nostra fragile giustizia che tra attenuanti, domiciliari e programmi riparativi fa si che, alla fine, il delitto o la violenza non costino quasi niente

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