Report scopre l’orrore in una delle più grandi aziende avicole nostrane

Reclamizzato come bio un pollo allevato in Italia e che forse non lo è. Report passa immagini crudeli di come vivono e vengono trattati gli animali in una delle più grosse aziende italiane

L’ultima “incursione” di Report punta l’obiettivo sull terza azienda avicola italiana nota per la produzione di carne di pollo e che ogni anno nei suoi capannoni ospita (a rotazione) 50 milioni di esemplari.

Questa azienda da diverso tempo e con grande risonanza, si vanta di allevare e commercializzare un prodotto bio.

Ma secondo l’inchiesta e le drammatiche immagini che l’accompagnano l’azienda marchigiana in oggetto è molto lontana da questo tipo di etichettatura.

Per fregiarsi della dicitura bio i polli dovrebbero trascorrere un terzo della loro vita all’aria aperta. Ma dalle immagini riprese di nascosto dalla Lav (associazione in difesa degli animali), emergerebbe che per giorni gli animali non uscirebbero dagli stabilimenti, dove trascorrono invece larga parte della loro esistenza. Ammassati e costretti a muoversi in spazi minimi; quasi una situazione definita da allevamento in batteria.

Ma la cosa che ha maggiormente sconvolto i telespettatori sono state le immagini dei maltrattamenti cui vengono sottoposti gli animali. L’uccisione su larga scala e in tempi che devono essere contratti al minimo è sempre un momento cruento ma nel caso dell’azienda in esame è traumetizzante. I polli che non raggiungono le misure standard (peso, altezza) devono essere eliminati prima di essere avviati al processo di macellazione ma, per fare questo, vengono usati metodi inammisibili: torsione del collo e pedate violente che non sempre uccidono l’animale che viene lanciato e lasciato morire nel mezzo dell’allevamento. Quindi crudeltà vergognosa e totale assenza di igiene dato che abbiamo visto cadaveri “dimenticati”.

Se questo dell’azienda marchigiana è un caso limite e appena scoperto ci sorge impellente la domanda su cosa quotidianamente mangiamo e su cosa dovremmo mangiare per essere in pace con la nostra coscienza, il nostro benessere e la salvaguardia dell’ambiente.

Nei mesi scorsi la procura di Tivoli coadiuvata dai NAS di Roma, ha dato ordine di sequestro per sei tonnellate di generi alimentari, e di un intero magazzino, dove venivano conservati soprattutto salumi, insaccati, latticini, carne e pesce, scaduti da anni ma, che con la cancellazione della tracciabilità e della data di scadenza, venivano rimessi sul mercato presso sei supermercati della capitale e della provincia di Latina, affiliati ad una nota catena alimentare.

Ma l’orrore non finisce qui e può colpire praticamente tutti gli scaffali dei supermercati.

Le frodi alimentari come le alterazioni e le contraffazioni sono all’ordine del giorno, sempre ben mimetizzate e spesso accompagnate da campagne pubblicitarie che reclamizzano soprattutto il vantaggio economico dell’acquisto ed è per questo che dobbiamo prestare la massima attenzione quando si effettuano gli acquisti, cercando non solo il prodotto più scontato e a condizioni economiche più convenienti, ma quello che mostra, con chiarezza e senza nessuna possibilità di equivoco, le sue caratteristiche, la sua composizione e il luogo di produzione.

Ricordiamo inoltre che i prodotti che registrano il maggior numero di irregolarità sono: l’olio d’oliva, la carne, il parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala, il prosecco, il pecorino, il gorgonzola, il grana padano, il prosciutto s. Daniele, i gelati e i prodotti da forno…la lista non finisce qui perchè la spinta ad un maggior guadagno da parte del produttore rappresenta quasi sempre un danno ai consumatori.

 

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