Riapre la scuola, campo libero ai brand della moda

Mala scuola e mala moda brandizzata per i giovani. Tutto pur di essere firmati e i giornali soffiano su un fuoco degenere che può solo creare nuovi divari fra le classi socio/economiche

Al grido di back to school parte l’enorme ondata pubblicitaria che ingloba il target dei giovani e giovanissimi.

Paginate intere di bimbi e ragazzi biondi e patinati che da attori esperti presentano i capi che il marketing più sfacciato e cieco ritiene adatti all’anno scolastico.

Naturalmente sono tutti capi ultra firmati e ultra costosi che inseguono e, a volta anticipano, la moda degli adulti.

Quasi impossibile vedere pose e pubblicità di abbigliamenti low cost che, tutto sommato sarebbero anche più logici addosso a dei giovani che devono essere liberi di giocare (e sporcarsi) senza il freno del vestito nuovo e con il logo in gigantografia. Poi si sa che i ragazzi crescono e un capo, addosso a loro, non può che avere una vita breve.

Però, intanto, si abituano a diventare una generazione brandizzata, a dipendere da quella sneaker, da quella felpa o da quel tale piumone. E imparano a consumare stravolgendo così, oggi e per sempre, la domanda e l’offerta dei beni d’uso.

Nel calderone delle grandi firme quest’anno si getta anche la furbissima Ferragni che lancia sul mercato tutta una serie di prodotti di uso scolastico e quotidiano; dalle gomme, agli astucci ecc. Le auguriamo tutta la fortuna possibile ma, d’altra parte, preghiamo che i nostri ragazzi non cadano nella rete dell’occhione commerciale!

Ma, arrivati in classe, come si relazioneranno i giovani brandizzati rispetto ai compagni (magari più benestanti) ma medium dress? si formeranno subito della fazioni che potrebbero portare nel tempo al tremendo “bullismo”.

Intanto corriamo il rischio di far crescere come finte principesse e principi ragazzini che non appartengono a nessuna casa reale, anzi. Il giorno del risveglio per loro sarà a dir poco poco distruente e la coscienza che la rappresentazione è finita li sorprenderà come un colpo a tradimento.

Perché diciamolo chiaramente, i ragazzetti fino ad una certa età possono effettivamente agire nelle dinamiche consumistiche della famiglia ma, è ovvio che sono sempre i genitori a pagare assumendo vari ruoli, tutti, deleteri: dal limone da spremere senza freni, al Babbo Natale che tutto può.

A volte, e qui sta la tragedia, sono proprio gli adulti a pigiare i figli dentro una moda e un modo d’essere che loro certo non è.

Vediamo che sempre più spesso sono i grandi a deformare l’ottica del ragazzino fino a fargli “un training consumistico” che lo segnerà per il resto della vita.

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