Roma vive e si adatta ad una storia maleodorante e infinita: i suoi rifiuti. Oggetto di dibattiti, di vergogna e senza esito definitivo.
Il sindaco Gualtieri al momento dell’insediamento al Campidoglio aveva fatto una ben incauta promessa; entro Natale la Capitale sarà libera da tutta la monnezza che la soffoca.
Come prevedibile il voto è finito ancor prima di cominciare il suo iter.
Se la quantità di rifiuti oggi è tornata ai livelli standard rispetto al periodo del lockdown la raccolta non è cambiata affatto mantenendo gli stessi ritmi rallentati (in via precauzionale) del 2020.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti anche se qualche politico cerca di imbonirci con dichiarazioni su risultati straordinari.
Ma ora la storia infinita si complica ancora di più perchè viene confermato che la raccolta, porta a porta, di indifferenziata, plastica e carta avverrà una sola volta la settimana mentre l’umido continuerà con le 3 volte a settimana. Del vetro non si hanno notizie.
E’ una scelta scellerata che costringe gli abitanti di condomini grandi o piccoli a convivere con ammassi di scarti che nessun bidone condominiale può contenere.
Difatti gli androni (quando ci sono) diventano subito un ammasso di sacchi e sacchetti gettati, senza ordine, a terra.
La situazione diventa tragica tutte le volte (e sono tante) che gli operatori Ama non hanno accesso ai singoli luoghi di raccolta.
Le portinerie a Roma sono un fatto sconosciuto quindi gli spazzini si appendono ai citofoni sperando che a quella data ora ci sia qualcuno in un appartamento o nell’altro disposto ad aprire il portone. Se questo non si verifica il condominio salta il turno e vede crescere la montagna di rifiuti che presto rende l’aria irrespirabile e infetta l’angolo, solitamente angusto e buio, della monnezza.
I contenitori, poi, hanno dimensioni adatte ai nani di Biancaneve o a soli single, tanto che quel gramo bidone diventa in poche ore una maleodorante presa in giro.
E’ un caos che fa rimpiangere i semi distrutti cassonetti lungo le strade o ci fa implorare che i contenitori vengano calcolati esattamente sul numero dei residenti.
Vedete bene che non c’è e forse non ci sarà mai una soluzione al problema della spazzatura romana.