Ristoranti e bar sull’orlo di una grave crisi

Circa 11.000 sono i bar/ristoranti che nell'area capitolina potrebbero decidere di chiudere per l'impossibilità di reggere i continui rincari. Ci si appella al Campidoglio e al Governo perchè intervengano rapidamente

Non c’è pace per bar e ristoranti piegati prima dal covid poi dalla guerra ed ora dal maleficio del caro bollette.

Dalle periferie al centro sono moltissimi i locali che danno forfait e che preferiscono abbassare la serranda piuttosto che annegare nei debiti.

Il covid li aveva piegati e, a volte, spezzati, ma con il ritorno alla normalità e con il grande aiuto dei dehors molti di loro stavano rialzando la testa e con allegria abbiamo visto i tavolini riempirsi di romani e turisti dediti, soprattutto, al rito dell’aperitivo.

Poi, all’improvviso, la tegola dei rincari a tutto tondo ed essenzialmente delle bollette ha aperto il baratro sotto le attività commerciali.

Al momento sono circa 11.000, in tutta la Città, i locali che potrebbero chiudere per il costo dell’energia e delle materie prime aumentate del 15/20%. Un numero enorme che non lascia ben sperare per il futuro e che è l’esempio lampante del circolo vizioso che si va creando in ogni situazione.

Al momento non sono previsti ristori per la categoria che chiede sconti, possibili esenzioni sulla Tari e un riallineamento delle tariffe per l’occupazione di suolo pubblico e che invoca a gran voce un intervento diretto di Acea.

Molti locali hanno deciso di esporre le bollette, per un confronto diretto fra le precedenti e le attuali, da cui appare evidente l’impennata degli importi, fino ad arrivare all’esposizione di fantocci con la corda al collo a significare una situazione davvero estrema e disperata.

Ora il timore sacrosanto riguarda i tempi di attuazione di eventuali interventi, perchè moltissimi locali non possono aspettare a lungo con gli affitti in risalita e i buchi lasciati dal lock-down.

Sicuramente gli esercizi in periferia stanno soffrendo di più perchè basano l’attività su una clientela più ridotta e di prossimità mentre il centro beneficia dell’alto numero di turisti che ancora affolla Roma.

L’aumento veramente minimo applicato alla tazzina del caffè/cappuccino non dovrebbe sollevare i vespai a cui abbiamo assistito nei giorni passati, coscienti che dal pane al vino a tutto quello che acquisteremo subirà (o ha già subito) un inderogabile rialzo di prezzo.

In molte altre città, teniamolo presente, il caffè costa, da tempo, anche 1 euro e 50! Diventerà uno sfizio? un bene di lusso? può darsi e può essere che molte persone si dovranno riconvertire alla classica colazione casalinga.

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